Nordio incassa la riforma “Berlusconi”. E sul caso Almasri difende Bartolozzi

É la giornata della sua vittoria, ma al ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato caldamente consigliato contegno. Secondo fonti di governo, con una telefonata arrivata direttamente da palazzo Chigi. Il guardasigilli si era lasciato andare a commenti infuocati nei giorni scorsi, acutizzando lo scontro con la magistratura ma anche lanciando bordate a un Csm in questo momento a guida centrodestra (poi comunque reiterate in conferenza stampa post cdm: «Quel che è sepolto sotto il caso Palamara venga alla luce» e «scandaloso che il Csm apra una pratica a tutela di un magistrato» che criticò la gestione del caso Almasri). Così, controllato da vicino dal suo staff, il ministro ha lasciato palazzo Madama dopo il via libera alla riforma costituzionale della giustizia limitandosi a poche frasi di circostanza. Gioia e auspicio di «maggiore serenità» nel dialogo con le toghe. Poi via, verso il consiglio dei ministri. Paradosso Nordio: per salvare il Pnrr ha bisogno del Csm La riforma Quanto alla riforma, il sì è arrivato senza intoppi con 106 voti a favore, 61 contro e 11 astenuti. La legge costituzionale prevede la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, la creazione di due Csm separati e di una Alta corte per il disciplinare e il sorteggio per individuarne i membri, sia laici che togati. Ora il testo tornerà alla Camera per cominciare il secondo giro di approvazione, poi di nuovo al Senato. Infine, poiché non è stato approvato a maggioranza di due terzi, dovrà svolgersi un referendum costituzionale – a primavera 2026 secondo gli auspici del governo – e senza quorum. In aula per il voto definitivo si sono contrapposte maggioranza e opposizione, che ha accolto il sì sventolando la Costituzione capovolta. Forza Italia dedicato l’approvazione alla memoria di Silvio Berlusconi. Alberto Balboni di Fratelli d’Italia è stato lapidario: «Non vi può essere piena terzietà del giudice se giudici e pm continuano a condividere nello stesso organo di autogoverno». Più pacata la leghista Erika Stefani: «Non è una riforma contro la magistratura», la cui «indipendenza non è toccata». Opposta la visione del centrosinistra. In un durissimo intervento Roberto Scarpinato, ex magistrato e oggi senatore Cinque stelle, ha parlato di «un regolamento di conti della casta dei potenti contro la magistratura». Per il Pd ha preso la parola Dario Franceschini: ha definito «ossessione» quella di «indebolire i pm», ma «l'ultima parola la diranno gli italiani». Mille giorni di Meloni visti dalle carceri: per ogni nuovo posto ci sono 52 detenuti in più da sistemare Il carcere Dalla riforma della giustizia al consiglio dei ministri, Nordio ha avuto una giornata densa con anche una piccola invasione di campo del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che con due comunicati ha sottolineato il ruolo del suo ministero nell’edilizia penitenziaria. Il guardasigilli ha presentato il piano triennale per ridurre il sovraffollamento, «che è una priorità», creando i 15mila posti mancanti (i detenuti sono 62.986, i posti disponibili 47.289). Il piano è già finanziato e prevede sia interventi di manutenzione per ripristinare 5.000 posti già disponibili e 60 interventi per creare 10mila nuovi posti in nuove carceri o ampliando le attuali. Cifra complessiva, «già stanziata» ha specificato il ministro: 758 milioni di euro. «Così si creano carceri matrioska», ha tuonato il deputato di Più Europa Riccardo Magi. «In passato si adeguavano i reati ai posti disponibili, noi adeguiamo la capienza delle carceri per garantire la certezza della pena», ha detto Meloni in un video in cui ha rivendicato riforma della giustizia, piano carceri e progetto di tossicodipendenza. Nordio: «Le sentenze di assoluzione non si impugnano». Ma anni fa pensava (e faceva) l’opposto Il ministro, infatti, ha anche annunciato la detenzione differenziata per i tossicodipendenti: «Parola d’ordine è il recupero». Secondo le stime del ministero, i detenuti tossicodipendenti sono il 31 per cento e ad accedere alla detenzione domiciliare in strutture di comunità potrebbero essere circa 8mila, circa un terzo. La condizione: aver commesso reati di ridotta gravità fino a 8 anni di pena (non stupri e rapine) commessi in relazione alla condizione di tossicodipendenza. L’interrogativo è su quante e quali strutture possano accogliere i detenuti (ad oggi si ipotizzano poche centinaia di posti) e sui costi. Secondo Nordio, gli detenuto costerebbe circa 100 euro al giorno e «possiamo garantire già la copertura per mille detenuti». Infine, confermata la riapertura del tribunale di Bassano del Grappa, all’interno di un progetto sulla geografia giudiziaria. Sia l’aula del Senato che la conferenza stampa post Cdm, però, hanno visto ritornare gli imbarazzi sul caso Almasri. Il primo ad attaccare è stato Matteo Renzi: «Separi la sua carriera dal suo capo gabinetto Bartolozzi» e su Almasri «se ha mentito si dimetta» altrimenti «cacci la Bartolozzi». «Caduta di stile», l’ha bollata Nordio a distanza in conferenza stampa post cdm, in cui ha espressamente ringraziato Bartolozzi per il suo contributo alle norme sul carcere. La decisione del tribunale dei ministri sul rinvio a giudizio potrebbe arrivare in qualsiasi momento e riaprire il vaso di Pandora. Nordio senza freni imbarazza il governo. Milano, i dubbi di Sala