La commissione Giustizia alla Camera rischia di essere il nuovo epicentro delle polemiche per il governo Draghi. Finita la pace armata, la maggioranza di governo torna a discutere e soprattutto a dividersi: in particolare sul regime delle intercettazioni.

Oggi pomeriggio, 6 aprile, la commissione vota sullo schema di decreto ministeriale che deve stabilire le tariffe per le ditte informatiche che materialmente si occupano di eseguire le intercettazioni, disposte con decreto motivato dal giudice per le indagini preliminari.

Il testo del decreto, redatto dal ministero quando ancora era ministro Alfonso Bonafede, ha lo scopo di disciplinare le cifre che altrimenti sarebbero disposte arbitrariamente dalle aziende, fissando un minimo e un massimo per la prestazione.

L’approvazione del decreto, però, non è un passaggio scontato. Da una parte ci sono i deputati Enrico Costa di Azione, Pierantonio Zanettin e Giusy Bartolozzi di Forza Italia, la Lega, Lucia Annibali e Catello Vitiello di Italia viva, contrari alle previsioni contenute. Dall’altra, invece, ci sono il Movimento 5 Stelle – Giulia Sarti è relatrice del decreto – e il Partito democratico, che invece sono favorevoli ad una approvazione rapida per “riordinare” i conti delle spese per le intercettazioni.

Quanto si spende ogni anno per intercettazioni

Il decreto ministeriale contiene dei dati interessanti, a partire dalla spesa annua per intercettazioni in Italia. Nell'anno 2019, a fronte di uno stanziamento definitivo di bilancio di 215 milioni 352 mila euro, le spese registrate sono state di 191 milioni di euro, di cui 144 mila per il noleggio degli apparati.

L’85 per cento sono intercettazioni telefoniche, il 12 per cento di tipo ambientale e il 3 per cento di tipo telematico.

Il gabinetto del ministero dell’economia scrive che «Si ipotizza che l’applicazione del nuovo listino, che prevede un range tariffario tra il minimo e il massimo, potrà determinare risparmi di spesa come richiesto dal legislatore pur mantenendo sia il livello qualitativo dei servizi». Un risparmio che dovrebbe essere di circa il 7 per cento: poco meno di 10 milioni di euro.

Il nuovo “listino” prezzi

Le cifre previste dal “listino” prezzi contenuto nel decreto fissano una cifra minima e una massima per intercettazione.

La tariffa è giornaliera: per le intercettazioni telefoniche, si va dagli 0,90 euro ai 2,42 euro; per le intercettazioni telematiche o informatiche cosiddette passive, dai 25 ai 53 euro e infine le intercettazioni telematiche e telefoniche attive, che sarebbero quelle effettuate attraverso i trojan (i virus spia che “infettano” i cellulari e registrano non solo le telefonate ma anche le chat e gli sms) tra i 30 e i 150 euro.

Le intercettazioni ambientali audio o video, invece, hanno un prezzo che oscilla rispettivamente tra i 29 e i 34 euro e i 36 euro (solo video). Audio e video insieme, infine, costano tra i 36 e i 53 euro.

La polemica

Per i contrari al decreto ministeriale, il problema non sarebbero tanto le tariffe giornaliere previste, quanto il fatto che il testo disciplini in modo sommario e in qualche modo estensivo ciò che può essere intercettato attraverso queste ditte.

In particolare, nella tabella che prevede i costi per i cosiddetti trojan, si legge che con il virus spia si registrano anche: la rubrica dei contatti, le fotografie, le password, i contenuti di tutte le applicazioni di messaggistica. Inoltre è possibile attivare da remoto la fotocamera e anche il microfono del cellulare o del computer, in modo da trasformarli in una microspia ambulante.

Proprio questo sembrerebbe esorbitante rispetto al decreto che dispone l’intercettazione, che autorizza ad assorbire dati “dinamici”, cioè che vengono creati nel lasso di tempo in cui si intercetta. Invece, sulla base di quanto disposto dal decreto, il virus “sottrarrebbe” all’intercettato anche tutta una serie di informazioni statiche, cioè presenti sul dispositivo. Cosa che non sarebbe prevista dalla norma sulle intercettazioni.

Lo scontro in commissione, dunque, sarà su due posizioni contrapposte: da un lato chi, come Cinque stelle e Pd, lo considerano solo un decreto tecnico che disciplina i costi per le intercettazioni e anzi otterrebbe l’obiettivo di ridurre le spese per l’amministrazione; dall'altra chi invece lo considera come un decreto che, con l’espediente tecnico del tarifario, allarga ulteriormente e senza una previsione di legge il ventaglio di ciò che i captatori informatici possono registrare.

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