Il sistema della giustizia internazionale vacilla sotto i colpi non solo di chi annuncia l’uscita dallo statuto di Roma, come l’Ungheria, ma anche di chi non ne esegue i mandati, pur essendone vincolato, o non si dota degli strumenti richiesti dallo statuto, come l’Italia.
Ha destato grande scalpore la decisione dell’Ungheria di ritirarsi dallo statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale (Cpi). L’ha annunciata nelle scorse settimane il premier, Viktor Orbán, nel corso di una conferenza stampa, poco dopo l’arrivo a Budapest del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per una visita di stato. Secondo Orbán, la Corte ha perso la sua imparzialità ed è diventata un tribunale politico. Il riferimento è ai mandati di arresto emessi dalla Cpi, nel



