La riforma e i problemi

La guerra del governo alle toghe non risolverà i ritardi della giustizia

Lentezza e arretrati restano le vere zavorre della giustizia italiana. I dati del ministero raccontano una macchina ferma: tempi record nel civile e nel penale, uffici scoperti, digitalizzazione a metà. Ma il centrodestra prepara il referendum sulla separazione delle carriere che non accorcerà i tempi

È iniziata la lunga campagna del referendum sulla riforma della Giustizia che – secondo il ministro Carlo Nordio – dovrebbe tenersi «entro aprile» del 2026. Una campagna che mette nel mirino una giustizia italiana promiscua fatta di pm che influenzano i giudici, di toghe militanti, di correnti che si contendono le nomine come in un congresso di partito. Eppure, a leggere i numeri, il nemico vero resta la lentezza. I processi che durano anni, le cause civili che non si chiudono mai, i procediment

Per continuare a leggere questo articolo