Alla Camera si sta formando un’inedita alleanza tra Forza Italia, Lega e Terzo Polo. A unire i tre partiti, due della maggioranza e uno formalmente all’opposizione, è la volontà di separare le carriere dei giudici penali e dei pubblici ministeri.

In questa prospettiva i rappresentanti dei tre gruppi hanno tenuto una conferenza stampa congiunta, insieme al presidente delle Camere Penali, Giandomenico Caiazza e a Beniamino Migliucci, promotore del comitato che nel 2017 raccolse 70mila firma per una proposta di legge popolare sul tema.

La proposta

Il deputato del terzo polo, Enrico Costa, ha detto che «Ora il clima politico è cambiato e la riforma potrebbe vedere la luce entro la legislatura». L’obiettivo è di approvare la riforma costituzionale entro il 2025 così, auspicabilmente, «Il prossimo Csm sarà eletto secondo le nuove norme: ci sarà un CSM della giudicante e un Csm della requirente, e questo rappresenterà un grande passo avanti per la credibilità della giustizia del nostro Paese».

Con lui e Roberto Giachetti, che hanno presentato un ddl per la separazione delle carriere, ci sono tutti gli altri firmatari di proposte di legge costituzionale analoghe. A rappresentare di fatto la maggioranza, ci sono Erika Stefani e Jacopo Morrone della Lega, che hanno depositato due ddl identici al Senato e alla Camera, e a Tommaso Antonino Calderone di Forza Italia, anche lui primo firmatario di un ddl.

Presente anche il presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera, Nazario Pagano, il quale ha parlato di «assoluta necessità» di vedere approvata una riforma che non solo separi la funzione requirente da quella giudicante, ma anche la creazione di due Csm separati e di concorsi autonomi.

Pagano ha calendarizzato la proposta di legge costituzionale in tempi record, con un iter che inizierà il 2 febbraio.

Le Camere penali sono state le prime promotrici di questa riforma costituzionale e il presidente Caiazza ha ricordato che l’obiettivo è «realizzare il principio costituzionale del giusto processo e del giudice terzo, e una efficace ed effettiva riforma dell'ordinamento giudiziario che consenta di risolvere l'annosa crisi della magistratura, rendendo indipendenti i giudici dai pubblici ministeri, e questi ultimi dalla politica».

La mossa sembra una risposta a distanza al comunicato dell’Anm della settimana scorsa, in cui diceva che «è la realtà dei fatti che smentisce l'assunto secondo il quale il giudice sia "culturalmente adesivo" alla prospettiva del pm: nel 48 per cento dei giudizi penali la sentenza è di assoluzione, nel 45 per cento di condanna, il resto ha esito misto».

Fratelli d’Italia frena

Un parziale stop all’iniziativa trasversale che vede coinvolti anche due partiti della maggioranza è però arrivato da Fratelli d’Italia. Il presidente della Commissione Giustizia della Camera Ciro Maschio (FdI) ha detto che «l'idea del partito è quella di presentare una riforma complessiva del processo penale» e che «un disegno di legge costituzionale così solo su questo singolo aspetto, senza inquadrarlo all'interno della riforma complessiva è un po' riduttivo».

In realtà proprio questa posizione non rispecchia quella di Lega e Forza Italia, oltre che del Terzo Polo. Costa, che è anche firmatario del primo ddl rispetto a cui gli altri si sono uniti, ha infatti specificato in modo chiaro che l’unico modo perchè questa riforma possa vedere la luce è che percorra una via autonoma.

«Per raggiungere l'obiettivo, il processo riformatore va mantenuto nel suo perimetro, senza che sia confuso con altre riforme che hanno tempistiche e modalità differenti», è stato il ragionamento. Per questo la calendarizzazione fatta da Pagano giova all’iniziativa dei proponenti ma non va nella direzione auspicata dal principale partito di governo.

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