Giustizia

L’uxoricida di Brescia e il processo mediatico che condanna i giudici

LaPresse
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L’assoluzione per incapacità di intendere e volere ha prodotto un attacco ai magistrati, “colpevoli” secondo l’opinione pubblica di una sentenza troppo lieve

  • Un ottantenne, reo confesso dell’omicidio della moglie, è stato assolto per difetto di imputabilità dovuto a vizio totale di mente e verrà detenuto in una Rems.
  • Il caso ha suscitato grande clamore mediatico, che si è tradotto in un attacco ai giudici della corte d’assise che hanno emesso la sentenza. Addirittura, il tribunale ha diramato una nota, che anticipa le motivazioni della sentenza.
  • I giudici sono vittime del processo mediatico, perchè «subiscono una espropriazione della propria giurisdizione e vedono ridotte le proprie “sentenze” a semplici “opinioni”», ha detto il professore di diritto penale, Vittorio Manes.

Il caso dell’uxoricida di Brescia è solo l’ultimo in ordine di tempo. Il processo mediatico, alimentato di notizie date in modo distorto, ha emesso l’ennesima sentenza e i condannati sono i giudici. Per ricostruire i passaggi che hanno portato a convincere l’opinione pubblica che un tribunale abbia assolto un assassino con la scusante del «delirio di gelosia», è necessario ricostruire i fatti. La Corte d’assise di Brescia, ovvero il tribunale competente a giudicare i reati più gravi come i deli

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