E’ sui vaccini il primo scontro tra Associazione nazionale magistrati e ministero della Giustizia.

Il sindacato delle toghe, infatti, ha diramato un durissimo comunicato, firmato da tutte le correnti, che invita i dirigenti degli uffici giudiziaria ad adottare «a tutela della salute,energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente».

La ragione di questo invito è duplice: da un lato l’aggravarsi della pandemia, con l’Italia quasi totalmente in zona rossa e con contagi a livelli simili rispetto ad un anno fa; dall’altra il fatto che nel nuovo piano vaccinale i lavoratori del comparto giustizia non sono stati inseriti tra quelli da vaccinare in via prioritaria come invece era nel piano precedente.

Inoltre, sottolineano le toghe, «mentre un anno fa era stata disposta la temporanea sospensione dell’attività giudiziaria (ad eccezione di poche tipologie di procedimenti urgenti), attualmente negli uffici giudiziari di tutta Italia si continua a lavorare con le stesse modalità e con gli stessi ritmi del periodo antecedente la pandemia».

Di qui quella che i magistrati definiscono più una constatazione che una minaccia: visto che la pandemia sta peggiorando e non si vuole vaccinare chi lavora nel comparto giustizia, è impossibile tenere gli stessi ritmi produttivi senza mettere in pericolo la salute. Quindi, la soluzione è che il sindacato dia indicazione ai capi degli uffici, che sono responsabili del lavoro nel tribunale, di rallentare o addirittura sospendere l’attività non urgente.

le reazioni dal ministero

Dal ministero, per ora, è trapelato fastidio: «Sapevano già che lo stato d’emergenza per l’attività giudiziaria sarebbe stata prolungata, domani per decreto il termine sarà portato al 31 luglio» spiegano fonti interne, «così come conoscevano la scelta del governo di procedere alle vaccinazioni per classi di età» perchè di questo si era parlato nel colloquio tra i vertici dell’Anm e Cartabia del 18 marzo.

A tentare di spegnere la polemica è intervenuto il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto: «Non vedo nell'allarme lanciato dall'Anm un tentativo di condizionamento quanto, piuttosto, la richiesta responsabile di un approfondimento sui rischi che si corrono nei tribunali italiani: questo vale per i magistrati, per gli avvocati, per il personale di cancelleria così come per i cittadini che si avvalgono del servizio giustizia. D'altra parte, la nostra edilizia giudiziaria molto spesso rende impossibile evitare gli assembramenti».

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