La consigliera laica sospesa dal Csm da settembre 2024, Rosanna Natoli, ha spiazzato tutti. Senza avvertire nessuno – nemmeno gli altri laici di centrodestra – sabato 14 giugno l'avvocata di Paternò ha rassegnato le sue dimissioni dal Consiglio, lasciando così libero un posto ambitissimo e già oggetto di appetiti.

Il centrodestra ha subito cominciato a muoversi. Innanzitutto ricostruendo la procedura per eleggere il nuovo consigliere laico, che dovrà avvenire in parlamento in seduta comune. Ecco il primo problema: quando si riuscirà a inserirla nel calendario d’aula? Auspicabilmente (ma difficilmente) prima della sospensione estiva. Per i primi due scrutini la maggioranza dovrà essere di tre quinti dell’assemblea, poi si passerà ai tre quinti dei votanti. Una maggioranza che si riesce a raggiungere con l’accordo di tutti i partiti perché di solito i laici vengono votati a pacchetto: insieme, sia quelli di minoranza che quelli di opposizione. In questo caso, invece, «servirà un nome condiviso almeno con una parte delle opposizioni, altrimenti si rischia di rimanere impantanati», è il ragionamento in chi segue il dossier a destra e punta a frenare logiche spartitorie. Sulla carta il nome è appannaggio di Fratelli d'Italia, ma potrebbe finire nel calderone spartitorio delle prossime nomine anche in altri enti.

Altra questione: dovrà essere donna? «Non necessariamente», riferisce una fonte di centrodestra, anche se era stato il Colle a insistere che almeno il 40 per cento dei laici fosse del genere meno rappresentato.

L’incognita maggiore, però, è un’altra. L’elezione dei laici del 2023 è stata la prima ad avvenire secondo le nuove regole fissate dalla riforma Cartabia: i parlamentari hanno eletto i 10 componenti attingendoli da una lista di avvocati o professori con i requisiti di legge, ma che si fossero anche autocandidati oppure fossero stati preventivamente inseriti in lista da un gruppo parlamentare.

Risultato: in mancanza di una disciplina chiara, i giuristi sentiti da Domani convergono nel ritenere che anche il nuovo laico da eleggere dovrà essere scelto all’interno di quello stesso elenco. Dunque il nome del futuro consigliere è già lì. A spiccare – ma nel centrodestra viene esclusa la possibilità di sua elezioni – quello di Giuseppe Valentino, ritirato in corsa nel 2023. Ci sono poi i nomi di ex parlamentari ed europarlamentari come Ciro Falanga, Riccardo Ventre e Luigi Florio; i candidati non eletti Beatrice Rinaudo e Antonio Ciarambino e l’ex deputato di Alleanza Nazionale Antonino Lo Presti.

Difficile che su di loro si trovi la quadra con l’opposizione, ma la partita è appena cominciata. Con un elemento, per chi ha la memoria lunga: nel 2023 il Pd aveva lamentato la sottrazione di un consigliere alle opposizioni, non rispettando il peso dei gruppi. Ora che un nome va rieletto, il centrodestra sa che non potrà puntare su un nome fortemente connotato. Anche perché il rischio è di votare a vuoto, lasciando ancora la sedia al Csm inoccupata.

La vicenda

Quello di Natoli è stato un caso unico al Csm. La consigliera in quota Fratelli d’Italia era finita sotto indagine a Roma, dopo essere stata registrata mentre parlava con la giudice civile di Catania, Maria Fascetto Sivillo, recentemente scomparsa e all'epoca sotto procedimento disciplinare. La registrazione era stata effettuata dalla stessa magistrata e depositata dal suo avvocato, Carlo Taormina, anche davanti alla sezione disciplinare di cui Natoli faceva parte. Lei si è immediatamente autosospesa dalla sezione, poi il plenum del Consiglio – a scrutinio segreto e con 22 voti a favore – la ha sospesa a tempo indeterminato dalla carica di consigliera. La decisione era stata fortemente contestata nei suoi presupposti giuridici dalla diretta interessata ma anche dagli altri laici di centrodestra e dal togato Andrea Mirenda, perché formalmente Natoli non era imputata ma solo indagata.

La sospensione ha creato non pochi problemi di funzionamento, con i laici di maggioranza costretti ai salti mortali per dividersi le commissioni e sempre con un voto in meno nelle votazioni determinanti. Natoli, pur informalmente sollecitata anche dalla parte politica che la aveva eletta, non aveva però voluto sentire ragioni ed è rimasta nel limbo della sospensione per nove mesi. Una sospensione che ha comportato anche la sospensione dal suo stipendio da consigliera. Natoli ha definito la decisione «obbligata e non frutto della mia libera volontà» ma ha spiegato che la sospensione la «priva di uno dei diritti costituzionalmente garantiti: il diritto al lavoro», perché i doveri della carica non vengono sospesi e quindi le impediscono di esercitare qualunque attività lavorativa, a partire da quella di avvocato. Tuttavia si è detta «certa che dimostrerò la mia estraneità ai fatti e, conseguenzialmente, l’illegittimità della mia sospensione».

Questo significa, secondo chi conosce la diretta interessata, che Natoli punterà – se il procedimento penale verrà archiviato – a chiedere di vedersi riconosciuto lo stipendio congelato per 9 mesi. Ad oggi l’ex consigliera ha ricevuto in febbraio l’avviso di conclusione delle indagini per il reato di rivelazione, ma non ci sarebbero stati ulteriori sviluppi da allora.

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