L’autore è l’indipendente Andrea Mirenda, secondo cui il procuratore capo di Roma è stato oggetto di «gravi e sorprendenti affermazioni pubbliche» di Meloni
Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, è al centro di dissidi non solo politici, ma anche al Consiglio superiore della magistratura.
La settimana scorsa, i laici di centrodestra hanno chiesto l’apertura di una pratica «in relazione alle modalità e tempi dell’iscrizione» nel registro degli indagati della premier Meloni, dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano per il caso Almasri. La pratica dovrebbe essere affidata alla prima commissione, che è competente sulle incompatibilità, e dunque sarebbero valutati i profili disciplinari e anche l’ipotesi di incompatibilità ambientale di Lo Voi.
Oggi, invece, il consigliere indipendente Andrea Mirenda ha depositato una richiesta di pratica a tutela di Lo Voi dopo le «gravi e sorprendenti affermazioni pubbliche» di Meloni contro di lui. «Pur riconoscendo la piena legittimità del diritto di critica all'operato dei magistrati in quanto 'sale' per la democrazia», secondo Mirenda è «inaccettabile che la critica esondi in radicale messa in discussione della funzione giudiziaria stessa, come è avvenuto nel caso in esame, e ciò tanto più quando proviene dai vertici dello Stato».
Nella richiesta, Mirenda ha anche preso posizione rispetto all’agire di Lo Voi nella vicenda Almasri, sostenendo che «la peculiare complessità del caso e la conseguente opinabilità delle possibili soluzioni giuridiche, consentono di escludere “prima facie” qualsivoglia “abnormità” (in senso tecnico) in quella che si è sostanziata in una semplice “comunicazione” agli indagati. Ci troviamo, difatti, dinnanzi ad atto dovuto, diverso da un “avviso di garanzia” (come, purtroppo, si è voluto far intendere), la cui pubblicizzazione è dipesa solo da studiata scelta dei destinatari».
Di entrambe dovrebbe occuparsi il comitato di Presidenza del Csm quanto prima.
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