I progetti di legge al Senato sono tre. A proporli altrettanti partiti: Partito democratico, Lega e Movimento 5 stelle. Ma tutti vanno nella stessa direzione: sgravare i sindaci dalla paura della firma sugli atti, che temono inchieste giudiziarie o rilievi erariali della Corte dei conti. 

Si tratta, perciò, di un’intesa bipartisan inedita, che fa incontrare sulla stessa strada al Senato il democratico Dario Parrini, il leghista Andrea Ostellari e il grillino Vincenzo Santangelo e anche il gruppo di Forza Italia, che per bocca della capogruppo Anna Maria Bernini ha definito «urgente» la riforma. Una convergenza che dovrebbe permettere un iter parlamentare veloce. «Ci sono le condizioni per una intesa su un testo unificato condiviso», spiega Parrini, anche se contatti formali non ci sono ancora stati: «Prima si devono svolgere le audizioni, poi si discuterà in un comitato ristretto e infine si arriverà a una definizione del testo».

I progetti di legge si somigliano. La Lega punta a modificare l’articolo 323 del codice penale, prevedendo che il pubblico ufficiale incorre nel reato solo nel caso in cui «ometta di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un congiunto» e in cui «intenzionalmente procura a sé o ad altri ingiusto vantaggio, oppure arreca ad altri danno ingiusto».

Il Movimento 5 Stelle, invece, prende in considerazione il testo unico sull’ordinamento degli enti locali, specificando che il sindaco nell’esercizio delle sue funzioni «risponde esclusivamente per dolo o colpa grave per violazione dei doveri d’ufficio».

Più articolata, infine, è la proposta del Pd, che tocca più testi normativi. Modifica l’articolo 323 inserendo che la violazione del sindaco «si intende riferita a specifiche regole di condotta» che siano «espressamente attribuite al sindaco e dalle quali non residuino margini di discrezionalità». Incide sul testo unico sull’ordinamento degli enti locali, specificando che – salvi il caso di violazione di specifiche regole di condotta – la responsabilità penale del sindaco sia prevista solo per «dolo o colpa grave». Infine, limita la responsabilità erariale del sindaco al solo caso di dolo.

Responsabilità oggettiva

Tutte le proposte vanno quindi nella direzione di smontare la cosiddetta responsabilità oggettiva dei sindaci, ovvero il fatto che il sindaco risponda di fatti che siano fuori dal suo diretto controllo. In questo modo si dovrebbe limitare il rischio per gli amministratori locali di incorrere in guai giudiziari solo a causa del ruolo ricoperto.

In sostanza, l’obiettivo è quello di evitare in futuro casi come quelli della sindaca di Crema, indagata per l'infortunio di un bimbo, che si era chiuso due dita in una porta tagliafuoco dell'asilo nido comunale. Il progetto, inoltre, trova anche l’accordo indiretto del governo Draghi, che ha pronte le bozze di riforma del testo unico sugli enti locali in cui è previsto un intervento che riduca i rischi giudiziari per i sindaci.

L’iniziativa legislativa ha anche dei risvolti politici più ampi: sul fronte del Pd, infatti, si sta rafforzando il cosiddetto partito dei sindaci che si considera la spina dorsale del partito sui territori e chiede maggiore considerazione. Per questo il disegno di legge che riguarda la responsabilità penale ed erariale è incluso in quello che viene chiamato il pacchetto “dignità per i sindaci”, che comprende altri tre ddl tra i quali anche la riforma delle indennità per i primi cittadini, nell’ottica di aumentarne lo stipendio medio (dagli attuali 3 mila euro delle città medie e 5mila per le grandi, fino a 6 e 7 mila).

Più peculiare, sotto il profilo politico, è l’iniziativa dei Cinque stelle: il partito delle origini guardava con diffidenza le ipotesi di depenalizzazione, soprattutto per i politici. Già in questa legislatura con Alfonso Bonafede al ministero della Giustizia, però, c’era stata una iniziativa per incidere sulle responsabilità degli amministratori locali. Oggi ad aver pesato, probabilmente, sono i cinque anni di esperienza alla guida delle città: sia Chiara Appendino che Virginia Raggi sono state indagate e assolte per abuso d’ufficio, la prima sui bilanci del comune, la seconda per il nuovo stadio della Roma.

 

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