-
È in corso uno scontro tra Consiglio di Stato e Csm sulla sindacabilità del giudizio nelle nomine dei magistrati. Il ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario, irrigidendo ancora le regole, aumenterà il rischio ricorsi.
-
Di fatto il Consiglio di Stato, sentenza dopo sentenza, ha costruito una giurisprudenza che gli assegna precisi margini di sindacabilità su una prerogativa costituzionale del Csm sulle nomine, che i più intransigenti difensori dell’autonomia della magistratura considerano invece insindacabile.
-
La riforma prevede la codificazione dei criteri sulla base dei quali effettuare le nomine, raccogliendo le circolari del Csm. Proprio questa codificazione produrrà un irrigidimento dei criteri, a quel punto immutabili, se non attraverso un nuovo atto legislativo del parlamento.
La crisi del Consiglio superiore della magistratura ha assunto molte forme, l’ultima è quella della sconfessione delle nomine più importanti. Il Consiglio di Stato, infatti, ha ribaltato il giudizio del Tar Lazio e accolto il ricorso del magistrato Angelo Spirito, annullando le delibere del Csm del 2020 con cui indicava Pietro Curzio primo presidente della Cassazione (e membro di diritto del Csm) e Margherita Cassano presidente aggiunta. Queste decisioni, che seguono l’annullamento dell



