Il Consiglio dei ministri ha approvato una stretta sull’autonomia d’indagine dei pubblici ministeri nell’acquisizione dei tabulati telefonici e telematici per le inchieste.

Il decreto legge di proposta della ministra della Giustizia Marta Cartabia, infatti, prevede che il pm non sarà più libero di provvedere in autonomia, ma per acquisire i tabulati servirà la decisione del gip con decreto motivato.

Non solo: se oggi i pm chiedono i tabulati per tutti i tipi di reati, il dl limita la possibilità di acquisirli per i soli reati cosiddetti “non bagatellari”, vale a dire quelli con una pena pari o superiore ai 3 anni.

In caso di necessità e urgenza, il pm può procedere in autonomia ma la convalida motivata del giudice deve arrivare entro le 48 ore successive, a pena di inutilizzabilità probatoria dei tabulati.

Il decreto contiene anche una disciplina transitoria che fa salvi i dati acquisiti direttamente dal pm nei procedimenti pendenti all'entrata in vigore del decreto, se sono in linea con i nuovi presupposti.

L’importanza dei tabulati telefonici

Se oggi lo strumento d’indagine più alla ribalta mediatica è quello delle intercettazioni telefoniche e addirittura del trojan, è significativo mettere in luce l’importanza che tuttora rivestono i tabulati telefonici, ovvero i dati che si chiedono alle compagnie per individuare il traffico su un terminale e quali “celle” ha agganciato per connettersi.

I tabulati telefonici – che prima del dl potevano essere chiesti dal pm senza formalità e per tutti i tipi di reati – forniscono infatti una grande quantità di informazioni sensibili: dalle “celle” si possono seguire gli spostamenti geografici di una persona, dalle telefonate la cerchia di relazioni sociali e ulteriori informazioni sensibili si evincono dal tipo di siti web visitati.

La giurisprudenza europea

La nuova disciplina è stata introdotta per adeguare la normativa italiana a una sentenza della corte di Giustizia Ue, che stabilisce che i dati di traffico telefonico e telematico possono essere acquisiti a fini processuali solo in presenza di reati gravi o di gravi minacce per la sicurezza pubblica e che occorre sempre la decisione di un'autorità terza rispetto a quella che la richiede.
L’iter del dl è nato da una battaglia parlamentare del deputato di Azione, Enrico Costa, che aveva presentato un ordine del giorno su questo punto indicando la nuova giurisprudenza europea, accolto dal governo. 

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