I fatti avvenuti nella giornata del 2 giugno tra i comuni di Desenzano, Peschiera del Garda e Castelnuovo sono ancora da accertare. Per ora, le uniche informazioni frammentarie arrivano dai video sui social network – in particolare TikTok, da cui sarebbe partita l’organizzazione della giornata – i resoconti della polizia e le denunce di almeno cinque ragazze minorenni.

Secondo le prime ricostruzioni, tutto è partito da un video dal titolo “L’Africa a Peschiera del Garda”, che dava appuntamento ai giovanissimi delle provincie lombarde e venete sulla spiaggia libera tra Peschiera e Castelnuovo per il giorno della festa della Repubblica.

A riversarsi in spiaggia sarebbero stati, secondo le stime, circa duemila ragazzi tra i 16 e i 20 anni, molti dei quali immigrati di seconda generazione, nati in Italia da famiglie di origine africana. Dalle scene mostrate sui social, la situazione è presto degenerata con risse, passanti infastiditi e danneggiamenti ad aiuole e macchine parcheggiate.

La polizia è intervenuta in assetto antisommossa. Alle 17, la folla ha iniziato a lasciare il lungo lago e si è riversata nella stazione dei treni di Peschiera. Qui sono avvenuti gli episodi di molestie denunciati da cinque ragazze a bordo di un treno regionale diretto a Milano: stavano rientrando a casa da una gita a Gardaland e hanno preso lo stesso treno di rientro dei ragazzi coinvolti nella rissa sulla spiaggia di Peschiera.

La denuncia

Secondo quanto denunciato alla Polizia ferroviaria, che si sta ora occupando delle indagini, sul treno le ragazze sarebbero state molestate da ragazzi afrodiscendenti, che le avrebbero spaventate e avrebbero provato a impedire loro di scendere dalla carrozza.

Solo l’intervento di un altro ragazzo avrebbe permesso alle cinque donne di allontanarsi dal vagone, caldissimo e pieno di gente, e di scendere alla stazione di Desenzano dove nel frattempo erano arrivati i genitori.

Mentre erano a bordo, le ragazze hanno infatti telefonato a casa, il padre di una di loro ha provato ad allertare la polizia raccontando quello che stava accadendo a bordo del regionale. Poi, appena tornate a Milano, le giovani, con le rispettive famiglie, hanno sporto denuncia. Il numero di segnalazioni potrebbe anche essere più alto.

Le indagini sono in corso per ricostruire i fatti. Innanzitutto andrà accertato chi sono i presunti autori delle molestie e se davvero sono gli stessi della rissa. Anche per questi fatti sono in corso indagini da parte della procura di Verona. Le ipotesi di reato sono rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina.

Le indagini milanesi avrebbero già individuato una trentina di ragazzi, ma andranno confrontate con attenzione le immagini delle telecamere della stazione con le descrizioni nella denuncia delle ragazze. Quanto ai reati, l’autorità giudiziaria sarebbe orientata a contestare il reato di molestie. In questo caso, si tratterebbe di una contravvenzione punita con una multa fino a 516 euro o con l’arresto fino a sei mesi. Se così fosse, i giovani potrebbero essere accusati solo di aver avuto comportamenti invasivi e molesti.

Se invece venisse accertato che le giovani sono anche state toccate, potrebbe configurarsi il reato di violenza sessuale, che ha una pena molto più pesante che va dai sei ai 12 anni. La giurisprudenza recente, infatti, qualifica come violenza sessuale, e non come semplici molestie, qualsiasi «palpeggiamento», «anche se sopra i vestiti».

Potrebbe essere riconosciuta anche l’aggravante del fatto avvenuto in gruppo. Altra variabile da accertare è l’età degli indagati. Se chi ha molestato le ragazze milanesi non fosse maggiorenne, allora il procedimento penale si sposterebbe al tribunale dei minorenni, che dovrà anzitutto valutare la capacità di intendere e di volere dei ragazzi. Sarà il giudice a valutare il tipo di sanzione, verranno attivati i servizi sociali e si esamineranno anche le condizioni personali, familiari, sociali e ambientali dei colpevoli. Nel caso estremo in cui si opti per le misure penali, e che venga accertato il fatto che gli autori sono minorenni, la pena si ridurrebbe fino alla metà rispetto al minimo previsto.

Le reazioni politiche

Le reazioni più dure, anche prima di un completo accertamento dei fatti, sono arrivate dalla Lega. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha detto al Corriere della Sera che «le leggi sono da cambiare. In altri ordinamenti c’è la notte in carcere. Se l’impunità è garantita, il partecipare alle violenze diventa una medaglia».

Sulla stessa linea è intervenuto anche il segretario, Matteo Salvini, dicendo che «si tratta di baby gang straniere» e ha aggiunto che per alcuni reati gravi, come i reati sessuali, va abbassata l’età perché siano imputabili. Questo, secondo il leader leghista, servirebbe a contrastare «queste baby gang che sanno di non rischiare nulla perché sono minorenni». A febbraio 2019, la Lega aveva presentato una proposta di legge che abbassa a da 14 a 12 l’età minima in cui si può procedere penalmente contro un minore e introduce l’aggravante dell’associazione per i reati commessi da minorenni.

La risposta è arrivata dal Pd, con la senatrice Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio, che ha definito i fatti «gravissimi» ma ha parlato di «indignazione propagandistica della destra», in particolare rispetto al connotato razziale. «L’immigrazione c’entra poco, la violenza contro le donne prescinde dal colore della pelle degli autori, lo sappiamo bene» e ha sfidato i partiti del centrodestra a votare il disegno di legge per istituire il reato di molestie sessuali, attualmente fermo nelle commissioni Giustizia e Lavoro al Senato.

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