“Chi dice e scrive certe cose si deve vergognare”. Durante la trasmissione Otto e mezzo di Lilli Gruber, venerdì sera su La7, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli se l’è presa con Domani, senza nominarlo e ribadendo la sua intenzione di “querelare pesantemente” tutti quelli che danno ricostruzioni della trattativa tra governo e Autostrade che lei non considera veritiere.

Quando il vicedirettore dell’Huffington Post, Alessandro De Angelis, le ha ricordato che secondo l’Autorità dei trasporti il nuovo piano tariffario per Autostrade per l’Italia approvato dal ministero dei Trasporti avvantaggia i Benetton nella trattativa con il governo, la ministra De Micheli lo ha sfidato in diretta tv: «Mi legga la delibera, per favore, mi legga il passaggio che dice vengono avvantaggiati».

De Micheli ha aggiunto che quelle sono cose scritte “negli articoli di un giornale”, non nella delibera dell’Art.  

Ora, una delibera dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) – correttamente citata da De Angelis ­– non si può declamare in prima serata tv, ma si può leggere sul sito www.autorita-trasporti.it.

Il suo contenuto lo ha raccontato in questi giorni su Domani Giorgio Meletti in una serie di articoli.

Poiché la ministra De Micheli chiede le citazioni letterali, è presto fatto: il presidente uscente Andrea Camanzi nel parere 8/2020 del 14 ottobre scrive che il piano tariffario da accordare ad Autostrade per l’Italia (Aspi) dovrebbe essere dell’1,08 per cento sulla base delle «ordinarie componenti di gestione e costruzione», e non dell’1,75 per cento come promesso dal ministero dei Trasporti. Quell’1,75 può essere inteso soltanto come “soglia di incremento massimo piuttosto che come valore predeterminato da assumere ai fini dell’evoluzione tariffaria”. Quindi per come è scritto, il nuovo piano economico e finanziario è troppo generoso per Autostrade.

L’Autorità contesta anche il riconoscimento ad Autostrade di un indennizzo per i danni dovuti all’impatto del Covid sul traffico, perché «il sistema tariffario dell’Autorità di regolazione dei trasporti prevede il trasferimento del rischio traffico in capo al concessionario».

Qualche rischio gli imprenditori del casello se lo devono pur prendere, oppure il profitto deve essere garantito sempre e comunque, a spese degli automobilisti?

Il piano discusso da De Micheli con Aspi, invece, prevede «un importo pari a 332,8 milioni di euro, all’anno 2021, riconducibile al recupero tariffario di parte degli effetti economici negativi scaturenti dall’emergenza sanitaria da Covid-19».

Sul fatto che tutto questo rappresenti un beneficio per gli azionisti di Autostrade, a oggi controllata dalla holding Atlantia a sua volta controllata dalla famiglia Benetton, non c’è dubbio alcuno. Non ce lo siamo certo inventato noi, lo abbiamo letto nella delibera dell’Art, nello specifico alla nota 10 di pagina 8, un po’ lunga da recitare in un talk show televisivo ma che si può qui riportare a beneficio degli spettatori di Otto e mezzo curiosi di verificare le affermazioni della ministra:

«La politica adottata dal concessionario per la distribuzione dei dividendi fa registrare ingenti tassi di rendimento per gli azionisti ed un continuo ricorso all’indebitamento (che ammonta a oltre 16 miliardi di euro tra il 2020 e il 2038, come evincibile dalla voce 1.15 del Conto finanziario riprodotto a pagina 102 della Relazione allegata al piano economico e finanziario del 14 settembre 2020) apparentemente finalizzato ad assicurare l’erogazione dei dividendi (come si evince dalla voce 1.19 del medesimo conto finanziario, da cui emerge la distribuzione di utili per oltre 21 miliardi di euro tra il 2020 e il 2038) piuttosto che il rafforzamento patrimoniale della società al fine di garantire la sostenibilità economica e finanziaria del progetto».

Tutto chiaro?

Ora, poiché questo piano economico e finanziario viene approvato durante la trattativa tra Cassa depositi e prestiti e Atlantia per il passaggio della quota di controllo di Autostrade, è evidente che ci avrà un impatto sul prezzo delle azioni che devono cambiare padrone.

Se i profitti garantiti salgono, il prezzo che la Cassa depositi e prestiti – gestore del risparmio postale e controllata dal ministero del Tesoro – dovrà pagare sarà più alto, quindi le somme ricevute dai Benetton per uscire dal settore autostradale due anni dopo il crollo del ponte Morandi saranno anch’esse più alte. Secondo le stime che circolano, il valore di Autostrade sale da 7 a 11 miliardi euro.

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