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Andare a votare è sempre una festa, ma non per questo referendum

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  • Andare a votare, per me, è una festa perché mi ricorda che siamo in democrazia. L’occasione di festeggiare sarebbe fornita da un referendum sul taglio dei parlamentari. Tuttavia, non solo non vado a votare festosa, ma voterò No.
  • La questione matematica non riguarda tanto la riduzione dei seggi, quanto il rapporto tra la riduzione dei parlamentari, dunque il parlamento, e il resto delle istituzioni e delle leggi.
  • Se l’abitudine del governo – ogni volta che è possibile – è chiedere al parlamento il voto di fiducia, che importa quanti deputati e senatori sono seduti in aula?

Andare a votare, per me, è una festa perché mi ricorda che siamo in democrazia. L’occasione di festeggiare sarebbe fornita, questa volta, da un referendum nel cui testo si chiede, ai votanti, di approvare o respingere la legge di revisione costituzionale che prevede la riduzione di 230 (su 630) seggi alla Camera e di 115 (su 315) seggi elettivi al Senato. La riduzione sarebbe anche ragionevole, il parlamento, negli anni, ha delegato alcune competenze alle regioni e agli enti locali. Dunque, è co

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