Forse è anche se non soprattutto per giornate come quella di venerdì che il senatore Umberto Bossi, 80 anni compiuti a settembre, dopo essere finito in coma due anni fa e dopo un anno di assenza da Roma, non ha voluto mancare l’occasione di votare il nuovo presidente della Repubblica.

Il vecchio leader leghista in questi giorni è stato omaggiato e riverito da tutti. E venerdì, subito dopo la débâcle subita dal centrodestra nella quinta votazione (la solidissima candidatura della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati non è andata oltre le 382 preferenze) ha commentato con un pizzico di trattenuto compiacimento: «Ora Salvini farà quello che gli dice Berlusconi. Immagino che vada a ruota sua».

Non è un segreto che Bossi, come tutti i leader carismatici, non abbia gradito il nuovo corso salviniano che, oltre a cambiare la natura della Lega archiviando alcune storiche battaglie, lo ha relegato ai margini. Rispettato e incensato pubblicamente, ma in fondo considerato come il nonno che al pranzo di Natale racconta per ore le stesse cose.

Difficile quindi sia rimasto turbato o dispiaciuto dal mondo in cui il suo erede Salvini ha deciso di buttare al macero ciò che restava della sua già non solidissima leadership. Perché quella di tentare un blitz per sbloccare la situazione di stallo poteva anche essere una brillante mossa. Ma è stata gestita nel peggiore dei modi possibili.

La vittoria di Berlusconi

I retroscena dicono che Casellati si sia imposta litigando con i suoi stessi compagni di partito che da subito avevano avanzato le loro perplessità. Ma se anche così fosse, Salvini non solo ha subìto una decisione non sua, ma se l’è anche intestata con orgoglio convocando una conferenza stampa.

La sconfitta, al netto delle accuse di tradimento agli alleati, è quindi essenzialmente sua. Di chi sognava e pensava di poter essere il kingmaker del centrodestra e invece ora si ritrova costretto a fare «quello che gli dice Berlusconi».

In fondo questa è la vittoria dell’ala governista del centrodestra, quella dei ministri di Forza Italia ma anche di Giancarlo Giorgetti che con il centrosinistra ha sicuramente rapporti migliori del suo capo. Ed è la vittoria di Berlusconi che dopo aver tenuto in scacco la coalizione (e Salvini) con la sua candidatura, ora riesce a essere più decisivo del Capitano nonostante si trovi in un letto di ospedale. Le preferenze prese in questi giorni, forse, erano solo un appello disperato: «Silvio, ma in che mani ci ha lasciato?».

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