Oggi dovremmo tutti avere la stessa priorità: limitare l’impatto della pandemia. Dal Covid però non si esce con i comportamenti individuali corretti, serve una regia. Faccio questa premessa prima di rispondere alle reazioni dopo un editoriale in cui ho spiegato perché, a mio parere, non può essere questo governo a continuare a gestire la pandemia. In un paese normale, e in tempi normali, un governo che non funziona e commette errori evidenti si cambia.

Oggi in Italia il solo porre il problema viene letto con dietrologie politiciste, perdendo di vista il merito della questione. Eppure sulla diagnosi siamo tutti d’accordo: in Italia c’è una seconda ondata di contagio in corso, i casi raddoppiano ogni settimana. Durante l’estate non è stato fatto abbastanza, da parte del governo, delle autorità sanitarie e di tutti noi. Ormai soltanto i provvedimenti restrittivi riducono le occasioni di contagio. Rallentare la diffusione, dunque, ma come?

Nelle settimane cruciali il governo ha adottato le misure politicamente gestibili invece che quelle efficaci. Poiché i dati sui positivi sono in ritardo di una settimana e il virus ha una incubazione fino a 14 giorni, per decidere oggi bisogna guardare a come sarà il paese tra due settimane, non a come è stato negli ultimi giorni. Il governo Conte, invece, ha sempre agito senza prospettiva. Uno dopo l’altro i Dpcm si sono rivelati inutili. La strategia adottata fin qui non ha funzionato perché non poteva funzionare.

Un lockdown generale diventa inevitabile, a certificare la sconfitta delle politiche di prevenzione e contenimento. Il problema è che il lockdown serve soltanto a prendere tempo.

Ammesso che gli italiani siano disciplinati come a marzo-aprile, l’indice di contagio Rt potrebbe scendere da oltre 1,5 a 0,5-0,7. I costi sarebbero enormi: molti moriranno, altre vite saranno sacrificate, quelle di persone con malattie diverse dal Covid che non saranno curate in tempo, moltissimi perderanno reddito, lavoro, prospettive. Il lockdown è una tragedia nella tragedia, ma è inevitabile per evitare, ancora una volta, il collasso delle strutture sanitarie e una strage.

Come evitare che il sacrificio di tante persone sia, di nuovo, vano? Primo: la richiesta di sacrificio deve essere parte di una strategia, chi la avanza deve spiegare come usare il tempo che compra a così caro prezzo. Basta stati generali, basta banchi con le rotelle, basta libri auto-promozionali.

Secondo: serve un discorso di verità, basato sui dati, spiegare perché si fa una scelta e per quanto tempo, con quale obiettivo, preciso, verificabile. Terzo: serve una visione almeno a un anno, con politiche di medio periodo, visto che anche con un vaccino in primavera tutto il 2021 sarà a rischio.

Può riuscirci questo governo? Oltre ai risultati di questi mesi, le reazioni all’ultimo, blando e inutile Dpcm fanno pensare di no. Secondo un sondaggio Swg solo il 28 per cento degli italiani le considera sufficienti, alcuni volevano una stretta maggiore (36 per cento) e altri minore (28 per cento). Il governo passa più tempo a giustificare i propri errori con l’irritante argomento “all’estero hanno fatto peggio” che a prevenirne di nuovi.

Avere persone diverse, che ancora non hanno fatto errori, renderebbe le richieste di sacrifici più credibili ma ciò che conta di più è cambiare l’approccio. Con Domani cercheremo di dare il nostro contributo, mobilitando tutti i nostri collaboratori per offrire le idee che mancano su come non sprecare il prossimo lockdown. Ma non c’è più tempo, bisogna chiudere subito, come ha fatto il presidente Emmanuel Macron in Francia ieri sera.

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