Le reazioni alla notizia dell’arresto del capitano di fregata Walter Biot, in servizio presso il ministero della Difesa, per la vendita di informazioni segrete a un ufficiale russo, hanno suscitato scalpore e indignazione nelle istituzioni e sui media. Il richiamo alle prassi dello spionaggio della Guerra fredda ci ha riportato indietro nel tempo o, forse, ci sta indicando semplicemente che vecchi schemi ideologici fra occidente e oriente non sono stati del tutto abbandonati. La spy story italiana costituisce, però, un caso politicamente rilevante se contestualizzata all’interno di uno scenario internazionale in evoluzione sia per l’avvicendamento al potere negli Stati Uniti, sia per la declinazione geopolitica della “diplomazia del vaccino” condotta dalla Russia e dalla Cina. Dalla promozione della difesa dei diritti umani (casi Navalnyj e Tichanovskaja) alla visita in Europa del segretario di Stato americano, Anthony Blinken, il messaggio politico della presidenza di Joe Biden è chiaro: la diplomazia americana è tornata per rinsaldare l’alleanza atlantica e creare una “coalizione delle democrazie” per contenere in primis la potenza cinese e lo storico rivale russo.

Come si posiziona l’Italia rispetto a queste tematiche? La risposta dovrebbe essere scontata. L’Italia ribadisce l’adesione ai principi delle liberaldemocrazie e agli organismi internazionali di cui fa parte. Ma negli ultimi anni i rapporti fra Roma e Mosca, soprattutto durante i governi Conte I e II, sono stati più attivi e frequenti del solito, tanto da suscitare perplessità, soprattutto a Bruxelles. Basti pensare alla missione del marzo 2020 “Dalla Russia con amore” dove un paese potenzialmente rivale come la Russia ha potuto far sbarcare la protezione civile, militari e virologi a Pratica di Mare per arrivare a Bergamo, non senza suscitare il sospetto di esser venuti per raccogliere dati medico-scientifici utili ad accelerare lo sviluppo del vaccino Sputnik V.

Gli aiuti russi in Italia erano stati concordati in una conversazione telefonica fra il premier Conte e il presidente Putin, ma il rilancio dei rapporti tra i due paesi è stato più volte ribadito a parole e nei fatti già a partire dal 2018. Facendo seguito al discorso di Giuseppe Conte in Senato per il voto di fiducia al governo gialloverde, l’allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, aveva sottolineato l’importanza di mantenere aperto il dialogo con la Russia. Nel 2019, dopo la nascita del governo Conte II, in un incontro a Villa Madama con l’omologo russo, Di Maio ha ribadito quanto la Russia sia per l’Italia «un interlocutore fondamentale» per l’avvio di lavori “congiunti” anche in tema di sicurezza cibernetica, nei dialoghi inter-parlamentari e nel Consiglio Italo-russo per la cooperazione economico industriale e finanziaria. L’intensità del dialogo si è manifestata anche nel febbraio 2020 con l’avvio del “modulo 2+2”, ossia incontri bilaterali tra i ministri Affari esteri e della Difesa per la «condivisione di interessi comuni».

Questo riavvicinamento fra la Russia e l’Italia non ha riguardato solamente l’esponente più in vista del M5s. È ben noto il sentimento filorusso della Lega di Salvini, che è stato oggetto di cronaca riguardo a presunti finanziamenti illegali nel tentativo russo di trovare proseliti nelle nuove destre in Europa.

È tuttavia interessante notare la diversa reazione del ministro Di Maio e del capo politico della Lega. Il primo, nel suo ruolo istituzionale, definisce l’episodio di spionaggio come «un atto ostile di estrema gravità», notifica l’espulsione dei due funzionari russi e convoca l’ambasciatore russo alla Farnesina. Il senatore Salvini afferma di non avere «elementi per commentare» perché non è più ministro dell’Interno. Non rilascia altre dichiarazioni e incontra invece il premier ungherese Viktor Orbán e quello polacco Mateusz Morawiecki per creare un’alleanza delle destre populiste.

Nei giorni scorsi l’intervento inequivocabile del presidente del Consiglio Mario Draghi sulla collocazione atlantista ed europeista del nostro paese ha eliminato le ambiguità che si erano generate durante gli esecutivi di Conte. Inoltre, il caso Biot conferma che i problemi fra Russia e Italia, solitamente descritti come “amici naturali”, emergono quando vi sono momenti di tensione internazionale, nei quali comunque la scelta di campo italiana è sempre stata coerentemente atlantista, senza peraltro determinare ripercussioni negative tra i due paesi. La rassicurazione dell’affidabilità della partnership italiana, che forse Washington e Bruxelles si aspettavano, è arrivata, nonostante prosegua l’interlocuzione con la Russia, come del resto fanno anche i francesi e tedeschi, sulla disponibilità del vaccino Sputnik.

 

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