- Di fronte alla paura dell’arma atomica, molti italiani invocano una pace che significa resa, sono cioè disposti ad abbandonare l’Ucraina al suo destino se questo è il prezzo da pagare per fermare Vladimir Putin.
- Se Putin fosse disposto a trattare, benissimo. Dalla Turchia di Erdogan a Israele, non mancano i possibili mediatori. E vent’anni di convivenza con l’occidente dimostrano che con i dittatori siamo più che disposti a scendere a patti. Ma al momento non è questo il caso.
- L’unico dilemma che siamo chiamati a sciogliere è se la pace si persegua sostenendo l’Ucraina o abbandonandola al suo destino. Chi va in piazza dovrebbe avere l’onestà di chiarire quale pace sta invocando.
Non si può essere equidistanti. Neppure se nel dilemma codificato dal politologo Ivan Krastev si sceglie la pace anche a costo di sacrificare la giustizia. Di fronte alla paura dell’arma atomica, molti italiani invocano una pace che significa resa, sono cioè disposti ad abbandonare l’Ucraina al suo destino se questo è il prezzo da pagare per fermare Vladimir Putin. Altri vivono in un delirio da propaganda del Cremlino nel quale il presidente Volodomyr Zelensky è un guerrafondaio circondato



