Alla fine la Generazione Z ha deciso di reinventare la radio, in un certo senso. Lo ha fatto con un nuovo social network di cui si parla (e si scrive) molto in questi giorni: si chiama ClubHouse ed è stato creato, durante la pandemia, da Paul Davison e Rohan Seth, ex dipendenti di Pinterest e Google.

È ancora in fase di sviluppo, tanto che è utilizzabile solo attraverso l’app e solo da iPhone. Per potersi iscrivere, bisogna ricevere un invito da un utente già iscritto. Oppure mettersi in lista d’attesa, sperando che uno dei nostri contatti possa finalmente accettarci. Una volta entrati, si scopre un mondo fatto di “stanze”, ognuna dedicata a un argomento diverso.

Non ci sono video. In ogni “stanza” si discute attraverso messaggi vocali che non sono registrati, ma trasmessi in diretta. Sembra di assistere a una trasmissione radiofonica, appunto, dove però gli speaker sono persone comuni, legate dall’interesse per lo stesso tema su cui confrontarsi.

Ieri pomeriggio, per esempio, è stata aperta una stanza dedicata al giornalismo, con addetti al lavoro e comuni lettori che hanno discusso su come la professione possa stare al passo con i tempi. Partendo da ClubHouse, per esempio.

Ma l’app è letteralmente esplosa qualche sera fa, quando una stanza è stata aperta da un certo Elon Musk.

L’audio prima di tutto

In attesa di capire se è solo una moda passeggera o la nuova frontiera dei social network, ClubHouse sembra comunque rivoluzionario, se confrontato con i vari Snapchat, Instagram, TikTok, ma anche YouTube e Twitch. L’immagine non conta più nulla, le persone partecipano solo se hanno qualcosa da dire e se sono disposte ad ascoltare quello che gli altri hanno da dire. Non ci sono balletti e coreografie. Non ci può essere spazio per il body shaming. Contano solo le parole e le idee messe in circolo.

I problemi

Al momento, con un pubblico abbastanza limitato, il livello delle discussioni è alto. Ma c’è già chi ha sottolineato un possibile problema che potrebbe presentarsi nel futuro prossimo del social network. Che succederà quando gli utenti aumenteranno, le stanze si moltiplicheranno e le discussioni potranno toccare qualsiasi tema? Come si potranno moderare le discussioni che sono trasmesse in diretta? Al momento chi parla ha totale libertà e la moderazione è affidata soltanto ai proprietari delle “stanze”.

E poi c’è il solito problema della privacy. Per esempio, l’app chiede agli utenti, con una certa insistenza, di poter accedere ai contatti di chi si iscrive.

 

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