Dopo un'estate di trattative europee all'insegna di un visionario ottimismo per il futuro, il piano Next Generation Eu sembra sparito dalla conversazione politica italiana. In questo momento viene evocato e sollecitato solo da chi non ha voce istituzionale in capitolo, come i Fridays for Future.

Domani gli studenti per il clima pubblicano una lettera molto dura, il cui concetto è: «State scrivendo il Recovery Fund pensando agli anni Venti, ma quelli del Novecento».

La fase acuta della seconda ondata di pandemia ha divorato l'attenzione del governo, il presidente del Consiglio Conte ha ammesso al Fatto Quotidiano di faticare anche a fare una scelta informata sui commissari da mandare in Calabria: «Io gestisco tanti dossier, e non posso controllarli tutti nel dettaglio».

L'Italia sembra essersi messa nella posizione di scegliere tra sopravvivenza e visione, e così riforme strutturali, ambiente, digitalizzazione sembrano per il momento essere finite fuori dall'orizzonte.

Il nostro paese ha paradossalmente guadagnato tempo con lo stallo del meccanismo europeo di ratifica, per i vecchi problemi con i parlamenti dei paesi frugali e quelli nuovi sul fronte ungherese e polacco per il meccanismo che lega i fondi al rispetto dello stato di diritto.

Il ritardo cronico

Rimane il problema di avere delle idee e presentare un piano su come usare questi 209 miliardi di euro destinati dall'Unione Europea all'Italia. «Non c'è irritazione o delusione sui tempi di presentazione del piano», ha detto a Bruxelles il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni. «Solo sei, sette paesi hanno presentato in forma iniziale i loro piani. Noi incoraggiamo a presentarli perché questo aiuta il dialogo tra Commissione e governi».

Sembra un modo per dire: capiamo la situazione, non vorremmo mettervi fretta, ma non possiamo nemmeno comprendere all'infinito. L'orizzonte temporale del piano non riguarda solo quando sarà effettivamente presentato, ma anche per quale tipo di futuro sarà concepito, ed è qui che entrano in gioco le sollecitazioni dei Fridays for Future. «Il Next Generation EU delineerà il futuro dei prossimi 70 anni: non può essere scritto solo da chi oggi ha 70 anni».

Saranno anche ragazzi, ma già dal primo lockdown hanno creato una sorta di think tank informale di docenti ed esperti, insieme ai quali studiano, progettano e continuano a rintuzzare il governo su uno dei suoi angoli ciechi più pericolosi a lungo termine: la preparazione al cambiamento climatico.

Il clima dimenticato

A parole è sempre in cima alla lista di priorità, nei fatti finisce spesso in fondo. Su questo argomento è uscita un'analisi del centro studi britannico Vivid Economics, che insieme al Guardian ha misurato l'attenzione alle tematiche ambientali delle misure post Covid-19 nelle economie del G20.

Non è ancora il Recovery Fund, ma è un indicatore utile per capire le priorità dei governi, anche perché, come si legge nel rapporto, «i 3.700 miliardi di dollari dei vari pacchetti di stimolo toccano in modo ampio e duraturo trasporti, agricoltura, industria, energia, tutti settori che hanno un forte impatto sulle emissioni e sull'ambiente».

Nell'indice sintetico Green Stimulus, l'Italia è l'ultimo tra i paesi europei, è sotto la media dell'Unione Europea ed è quartultima tra le economie mondiali. Tra i punti più critici viene espressamente citato anche il salvataggio di Alitalia senza clausole sulla decarbonizzazione.

Dal Cura Italia in poi, quelle analizzate da Vivid Economics erano misure di sopravvivenza, c'era la pandemia da navigare, ma la pandemia c'era per tutti i paesi analizzati, eppure pochi hanno fatto peggio di noi e non è un buon segnale in vista dei criteri con i quali saranno scelti progetti e misure per i 209 miliardi di Next Generation EU.

Il vincolo del 37 per cento

Sull'ambiente gli accordi quadro europei mettono vincoli precisi: il 37 per cento delle risorse prese col Recovery Fund deve essere usato in investimenti per la lotta al cambiamento climatico.

Il punto è come, cosa, dove? In assenza di chiarezza da parte del governo, le idee hanno provato a metterle ancora una volta i Fridays for Future e i tanti docenti con i quali dialogano (45 da 15 atenei diversi).

Sono sette i punti del messaggio spedito a Conte e contengono anche echi di quanto promesso dal presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden nel suo piano per il clima, giusto per alzare l'asticella dell'ambizione.

Ci sono innanzitutto le energie rinnovabili, con la richiesta di finanziamento di «impianti eolici offshore e solari a terra in aree dismesse, comunità energetiche e autoproduzione da fonti rinnovabili» per arrivare al 100 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030. Sarebbero cinque anni in anticipo rispetto al piano di Joe Biden per gli Stati Uniti, che punta all'elettrico pulito per il 2035 (e a un'economia a zero emissioni nel 2050).

Il secondo punto è ridurre del 50 per cento i consumi energetici del patrimonio edilizio pubblico e privato, finanziando l'efficientamento di scuole, ospedali, uffici pubblici. Anche qui i Fridays italiani sono sulla linea di Biden, che punta a intervenire su quattro milioni di case nel corso del suo mandato.

Tra le altre richieste c'è un investimento in mobilità sostenibile: «Entro il 2030 servono almeno 200 km di metro, 250 km di tram, 5.000 km di percorsi ciclabili in più rispetto a oggi».

Poi c'è la riconversione industriale delle industrie inquinanti, per indirizzarle su settori strategici della decarbonizzazione come automotive elettrico per la mobilità pubblica, batterie, idrogeno verde, elettrificazione dei porti e del trasporto pubblico locale.

Ultimi tre punti: un piano per l'adattamento climatico delle aree urbane, il sostegno alla ricerca pubblica e privata (uno dei punti più criticati da Vivid Economy nel suo capitolo italiano) e la transizione a un modello agricolo «con target ben più ambiziosi di quelli presenti nella Politica agricola comune europea».

È una scaletta concreta ma estremamente ambiziosa. Come sono ambiziosi il Green Deal europeo e il piano di Biden per gli Stati Uniti.

Sarebbe interessante sentire il governo su questo fronte, prima o poi.

© Riproduzione riservata