- Appena l’8 per cento dei contribuenti fornisce la metà del gettito complessivo. Se la ragione per attenuare (non abolire) la progressività è il disincentivo a lavorare, come correttamente argomentato dalla Commissione, il principio vale anche per chi guadagna più di 55 mila euro.
- Il vero problema è che la redistribuzione del reddito in Italia si poggia eccessivamente sull’Irpef, specialmente sui pochi che hanno un reddito elevato e pagano le tasse.
- Sarebbe molto più efficiente, ovvero meno distorsivo per la crescita, redistribuire il reddito tramite il welfare.
L’Indagine conoscitiva della Commissione Finanze del parlamento vuole essere il documento di indirizzo politico per la riforma del sistema tributario che il governo si è impegnato a varare. Un’iniziativa lodevole con diverse proposte condivisibili e di buon senso. Ma l’Indagine manca di una chiara visione e sono troppe le lacune e incongruenze (come fosse già il frutto di un compromesso al ribasso) per poter aspirare a diventare la riforma organica e strutturale che l’Italia attende dal 1974.



