Le elezioni americane di midterm hanno espresso con chiarezza le due idee dell’America. A destra i repubblicani si ritrovano con il solito Donald Trump, al momento ossessionato dal distruggere sul nascere l’ipotesi di un’ascesa del giovane Ron De Santis.

L’ex presidente non sembra tanto interessato a vincere quanto ad assicurarsi di essere ancora lui il candidato tra due anni.

I democratici invece hanno sostenuto John Fetterman, senatore della Pennsylvania, colpito a maggio da un ictus per cui deve combattere con problemi di afasia.

Non si è lasciato scoraggiare dalle difficoltà e ha affrontato un dibattito in diretta TV con parole che a volte non arrivavano o si mescolavano tra loro.

Deriso con bieca vigliaccheria dallo sfidante Mehmet Oz, John Fetterman ha risposto «Combatto per chiunque sia stato messo al tappeto dalla vita», simbolo vivente del sogno americano.

Tutti noi, che al tappeto ci siamo finiti, sappiamo quanto sia fondamentale credere che ogni giorno andrà un po’ meglio anche se la strada è lunga, lenta e impervia.

La fiducia nel futuro è la fiducia nella vita. Un omone alto due metri, con difficoltà di parola, tatuaggi e inseparabile felpa con cappuccio, ha trionfato strappando il seggio della Pennsylvania ai repubblicani.

All’improvviso Fetterman ha fatto apparire le idee di Trump come vecchiume da scartare, mentre lui, giovane, brillante, estremamente coraggioso, ha esibito forza e speranza nell’affrontare gli ostacoli.

Si può imparare molto anche in Italia. Se la sinistra non trova una figura che rappresenti con vigore i valori progressisti che proiettino il nostro paese verso il domani, saremo costretti a restare nelle vecchie mani della destra. Non è una questione di età ma di pensiero.

Il settantacinquenne Mario Draghi ha dimostrato di essere molto più giovane, brillante e moderno di Giorgia Meloni, la quale con trent’anni di meno, appena eletta, ha scelto di contornarsi di vecchie figure del lontano passato a inseguire temi stantii come l’inutile presa di forza sugli immigrati.

Con un solo gesto ha mandato all’aria il prezioso lavoro di Mario Draghi di mettere l’Italia al centro dell’Europa con un solido asse Italia-Francia.

Una cosa non doveva fare la presidente in politica estera: rovinare il rapporto con il presidente Emmanuel Macron. È stata la prima cosa che ha fatto.

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