Comunità energetiche. Una battaglia che il Pd non deve sprecare

Nel 2022 sono stato vittima di un gravissimo incidente in montagna. Questo avvenimento mi ha fatto capire il valore di ogni piccola cosa e, anche per la gratitudine di essere sopravvissuto, ho deciso di dedicare la maggior parte del mio tempo a prendermi cura e a cercare di migliorare il mondo intorno a me. Nell’aprile del 2024 ho contribuito a far nascere la comunità energetica Vergante Rinnovabile. Per far crescere una comunità energetica serve una struttura organizzativa leggera e un bel po’ di potenza rinnovabile. Perché se non c’è energia, restano solo la burocrazia e i costi da sostenere. Negli ultimi 12 mesi abbiamo presentato decine di istruttorie per il bando Pnrr dedicato alle Comunità energetiche rinnovabili (Cer). Prima i progetti più piccoli e semplici, e poi quelli più impegnativi. Il taglio e l’occasione Proprio per questo grande è stato lo stupore, e la frustrazione, quando, a dieci giorni dalla scadenza del bando Pnrr per le Cer, il presidente del Gestore dei servizi energetici (Gse), Paolo Arrigoni, ha comunicato di aver tagliato due terzi dei fondi. Dovevamo ancora presentare i progetti a cui tenevamo di più: 50 kW con batteria per la scuola delle mie figlie e altri 40 kW per la sede dell’ambulanza del mio paese. Oltre a questi, tanti altri impianti utili a far crescere e sostenere la nostra iniziativa, per un totale di 450 kW presentati quest’ultima settimana. L’improvvisa mancanza di fondi rendeva di fatto inutile ogni sforzo. In quel momento ho però pensato che proprio quel taglio brutale poteva essere l’occasione, per l’opposizione, di schierarsi dalla parte di cittadini e aziende virtuose. Una battaglia per il futuro del paese, favorita dal fatto che Arrigoni è espressione della maggioranza e, in particolare, è un ex parlamentare della Lega. In un momento in cui il tema del costo della vita è centrale nel dibattito politico, con le famiglie strozzate dalle bollette e dai costi dell’energia, come poteva, l’opposizione, non far sentire la propria voce. In Spagna la sinistra ha da tempo inserito la questione energetica tra le sue priorità e sta dimostrando che battersi per l’energia pulita è una leva politica efficace. In Italia siamo alle prese con un pantano burocratico con evidenti responsabilità dei partiti di governo, Lega e Forza Italia (la competenza su questa materia è del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin) in primis. Mi immaginavo una levata di scudi contro il Gse e il ministero dell’Ambiente. Ho scritto subito a un’amica, assessora di una grande città, per sollecitare una presa di posizione del Partito democratico. Non ha trovato nessuno che la ascoltasse. Ho provato a rivolgermi a un esponente della segreteria, silenzio. Una battaglia da fare Capisco che in questo momento, per il Pd, sia più importante preoccuparsi di come vincere le prossime elezioni costruendo l’alleanza più ampia possibile piuttosto che occuparsi della politica energetica del paese. Capisco che, all’interno del partito convivano un’anima naif, con un conservatorismo fossile. Capisco che parlare con competenza di Watt, pale eoliche, Gse, Cer, distributori, prezzo marginale, disaccoppiamento, rigassificatori, nucleare sostenibile sia complicato, e quindi meglio dimenticarsene. Però mi domando: migliaia di pratiche Pnrr rimaste escluse dai fondi senza motivo (mentre scrivo siamo a 7000 presentate dopo il comunicato di Arrigoni), altre decine di migliaia impantanate dalla burocrazia, non meritano una battaglia politica? Non stiamo parlando di mastodontiche pale, che possono far paura alle anime belle, ma di pannelli sui tetti di case, ditte, scuole e parrocchie. Miliardi di euro tenuti in ostaggio da portali in cui districarsi è impresa quasi impossibile, pagati con soldi pubblici. Il tutto aggravato dall’incapacità manifesta di chi è al comando senza le competenze (o la volontà) necessarie. Com’è possibile che il Pd e la sinistra non vogliano occuparsene? Non voglio arrivare a facili conclusioni e non sono uno che si arrende facilmente. Quindi rivolgo un appello alla segretaria Elly Schlein. C’è la possibilità di scardinare un pezzo della burocrazia che soffoca il nostro paese. Non è solo una battaglia ideologica, ma una battaglia di civiltà, sostenuta dalla scienza e da ciò che sta accadendo davanti ai nostri occhi. Basta poco: garantire la copertura ai progetti presentati, e sfrondare l’inutile carico burocratico necessario a costituire una comunità energetica. Iniziamo, insieme, un rapido ed efficace percorso per salvare le Cer, e seguendo l’esempio della Spagna di Sánchez facciamo della transizione energetica uno dei motori per rilanciare l’Italia. Noi ci siamo. Ilsognodellecittàazeroemissioni:unesperimentochenondevefallire Giovanni Ludovico Montagnani è ingegnere, membro del collettivo “Ci Sarà un Bel Clima”, di Energia per l'Italia e presidente di Vergante Rinnovabile.