Nei giorni scorsi è stata presentata al parlamento dal presidente dell’Autorità della concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli, la relazione annuale sull’attività svolta nell’anno precedente. Che ha confermato alcune linee tendenziali emerse già nelle precedenti relazioni, così rinforzando l’idea che il nuovo corso dell’antitrust nazionale e forse anche di quello europeo sia progressivamente più efficace, più attento ai valori dei trattati europei e meno ispirato dall’obbiettivo dell’efficienza come unico strumento di creazione delle premesse della crescita.

Il conflitto in Ucraina e l’onda lunga della pandemia stanno mettendo in discussione il funzionamento dell’economia globalizzata su cui ha poggiato negli ultimi trent’anni il paradigma della crescita.

Questi ostacoli hanno già dato l’avvio a fiammate inflazionistiche che mettono a rischio la posizione dei soggetti più deboli che perdono potere di acquisto.

Per questo la reazione dei governi, ad avviso dell’Autorità, deve essere fondata sull’applicazione di rigorose politiche di concorrenza.

Rustichelli ha individuato  tre passaggi chiave. In primo luogo le crisi hanno portato alla necessità di un nuovo ciclo di intervento dello Stato in economia  sia sotto il profilo finanziario, nelle sue varie forme, sia sotto il profilo del controllo della circolazione della proprietà delle imprese a presidio degli interessi nazionali.

Si aggiungerà nei prossimi anni il ruolo di committente che lo Stato assumerà nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La ricostruzione post-bellica ha prodotto un sistema di economia mista che tanti danni ha causato allo sviluppo del paese e al funzionamento del suo sistema democratico, dunque oggi è essenziale che le politiche concorrenziali fungano da presidio imparziale alla corretta allocazione delle risorse pubbliche.

Il secondo profilo riguarda la protezione dei consumatori. La rapidissima evoluzione dei mercati, la digitalizzazione, le posizioni di potere economico combinate con la montante inflazione richiedono prontezza e capacità di intervento da parte delle Autorità antitrust per reprimere abusi sia di sfruttamento sia di esclusione e intese che rischiano di pregiudicare la già delicata posizione dei consumatori.

In una situazione così complessa, il presidente Rustichelli ha ricordato che lo strumento principale della salvaguardia della democrazia e dell’inclusione sociale è proprio l’ordinamento concorrenziale che deve essere promosso dalle norme e dall’azione di governo e delle autorità preposte a tutela dei valori della Costituzione e dei trattati europei.

Il diritto antitrust deve recuperare la sua tradizionale funzione di strumento di protezione del pluralismo, di salvaguardia dei valori costituzionali di libertà economica, di protezione e costruzione dei valori europei di crescita sostenibile, inclusiva e rispettosa dell’ambiente. Per farlo serve abbandonare logiche neoliberiste di perseguimento fideistico della crescita complessiva del sistema, senza farsi carico di misurarne le conseguenze sociali.

L’economia sociale di mercato enunciata dai trattati europei contempla un attento bilanciamento di interessi, ma con il fine di non sacrificare alcuno dei valori enunciati dai Trattati, con l’obiettivo di contrastare non solo gli ostacoli all’efficienza allocativa, ma anche le pratiche che comportano effetti redistributivi, per garantire nel lungo periodo la coesione sociale e una reale attuazione delle libertà democratiche.

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