Cosa posso fare io per Gaza? è la domanda che scuote la politica italiana, crea una nuova polarizzazione. Come dimostrano gli scioperi, le occupazioni, le manifestazioni, le votazioni nei consigli comunali e regionali, lo schierarsi degli intellettuali. E anche gli scontri di piazza, dalla stazione di Milano all'aeroporto di Torino. Non c'entra nulla la classica divisione destra-sinistra, è qualcosa di diverso, è come se attorno a Gaza si addensasse un senso di rivolta anche per il distacco della politica e dei media tradizionali da fasce crescenti della popolazione
Cosa posso fare io per Gaza?, si è chiesta Viviana Daloiso sulla prima pagina di “Avvenire”. La domanda risuona nelle conversazioni quotidiane, nei luoghi di lavoro e di studio, nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle associazioni. Nelle coscienze dei singoli, con forza inattesa. Ieri, per esempio, erano in centinaia in una sala di Civitavecchia, nel primo pomeriggio, ad ascoltare Anna Foa che parlava del suicidio di Israele. Ciascuno con i suoi dubbi e le sue angosce. «Sono stato tre volte ad A



