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Omicron, Delta, o ceppo originario lo scenario che abbiamo davanti è sempre lo stesso: oriente e occidente appaiono due mondi diversi rispetto alla pandemia che ci perseguita da due anni.
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Ridurre un fenomeno così complesso a una sola causa è assai complicato. Sicuramente un ruolo lo sta giocando il ritardo tecnologico, effetto di anni e anni di mancati investimenti in ricerca, se non direttamente di veri e propri tagli. Negli ultimissimi anni il sud-est asiatico ha scalato le classifiche avvicinandosi sempre più ai vertici, anche se ancora occupati dai paesi occidentali.
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Se si dovesse indicare il fondamento dell’attuale crisi pandemica, si potrebbe usare il termine coniato dall’antropologo Gregory Bateson: «Schismogenesi». La parola indica la frattura interna a un sistema, come quello politico dei paesi occidentali, sottoposti da anni e anni a una crescente polarizzazione. Una frattura che ha bloccato il processo decisionale.
Ancora una volta è utile partire dai dati. Il 15 dicembre la Corea del sud ha raggiunto il picco della sua quarta ondata, quella della variante Omicron, registrando 7.843 contagi in tutto il paese. Alla fine dell’anno, il 31 dicembre, i nuovi infettati erano già calati a 4.871, certificando un trend in decrescita che aveva portato ai 3.862 contagi di tre giorni prima. Discesa confermata nei primi giorni del 2022: il 4 gennaio i nuovi contagi erano 3019 e già il giorno prima si era scavallata



