La guerra di ascolti si combatte sul campo dell’access prime time, quel momento in cui noi telespettatori ci sbottoniamo i pantaloni e i conduttori amici del popolo generalista si rimboccano le maniche. La fine dell’estate ha riaperto la vecchia ferita televisiva del duopolio, in una lotta tra impercettibili punti percentuali nello share che tanto interessano gli amministratori delegati quanto poco gli spettatori.

«Abbiamo scritto un pezzettino di storia della nuova televisione e fatto una cosa che non era mai stata fatta» dice Pier Silvio Berlusconi in un’invasione di campo visivo – chissà cosa avrebbe detto suo padre, che di diavoli e dettagli ne sapeva, della sua scelta di andare in tv con occhiali da sole fumé, un po’ Battiato un po’ Sauvage by Johnny Depp. La storia che ha scritto insieme a Gerry Scotti e alla sua Ruota della Fortuna, usato garantino, sarebbe quella contro il servizio pubblico di pacchi e colpi d’anca di Stefano De Martino.

«Noi qui stiamo riportando nelle case degli italiani l'amore per la lingua italiana» aggiunge al suo discorso motivazionale, con tanto di replica piccata dalla Rai, Cologno Monzese spara e piazza Mazzini risponde. Ma non c’era bisogno di aspettare i successi dell’antica ruota di Mike per apprezzare la missione linguistica di PS: già un mese fa, sullo stesso canale, Lucia e Rosario di Temptation ci avevano deliziato con il loro scambio, «Sono invergognito», «Non c’è bisogno di invergognirsi», citando niente di meno che una forma verbale cara a Boccaccio.

Del resto, cos’era il Decameron se non un viaggio nei sentimenti?

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