Negli ultimi giorni due voci forti si sono levate contro la rediabolisation delle destre orchestrate da Washington: quelle di Sergio Mattarella e papa Bergoglio. Giorgia Meloni ha reagito all'offesa di Putin contro il Quirinale, ma ha finto di ignorare che Trump, Vice e Musk sono dalla stessa parte del Cremlino contro l’Ue. E il governo italiano? Dove si farà trovare quando lo scontro si alzerà di livello?
Sergio Mattarella ha ricevuto la solidarietà quasi unanime (Matteo Salvini si è astenuto) dopo che il governo russo lo ha attaccato per le sue «invenzioni blasfeme». Il suo discorso all'università di Marsiglia del 5 febbraio per i putiniani è l'equivalente dei versetti satanici di Rushdie per gli ayatollah. Il cuore di quell'intervento è stato colto su queste pagine da Rino Formica (“Domani”, 9 febbraio): un invito all'azione. «È il momento di agire: ricordando le lezioni della storia e avendo a mente il fatto che l’ordine internazionale non è statico», ha detto Mattarella. «Servono idee nuove e non l’applicazione di vecchi modelli a nuovi interessi di pochi». Un invito all'azione rivolto prima di tutto all'Europa, in una sede internazionale, ma che non può restare senza ricadute italiane.
Gli eventi degli ultimi giorni, il contatto diretto tra Trump e Putin con l'esclusione dell'Europa e dell'Ucraina, l'accelerazione di Ursula von der Leyen sulle spese militari fuori dal Patto di Stabilità, disegnano un nuovo equilibrio mondiale. In cui si confrontano due visioni. La prima, radicale, è stata esposta dal vicepresidente americano J.D. Vance a Monaco. Accolta con entusiasmo in Italia dalla stampa di destra che l'ha esaltata come un nuovo sbarco in Normandia, per salvare l'Europa che ha tradito su libertà di parola, immigrazione, gender, green. Uno sbarco alla rovescia, però: ottant'anni dopo gli americani abbracciano la banalizzazione del male operata da AfD, con la storicizzazione del nazismo, contro le vecchie democrazie. Per Vance, l'autore di Elegia americana oggi al fianco di Trump, è l'Europa a essere nemica della libertà, l'establishment europeo è delegittimato in blocco. Dopo anni di dédiabolisation delle estreme destre, per arrivare presentabili all'appuntamento con il governo, da Washington arriva la spinta alla rediabolisation. La libertà, come la intende Trump, e la democrazia, come l’abbiamo conosciuta e costruita noi europei nel dopoguerra, vanno per la prima volta in direzione opposta. È questo crinale che cambia tutto.
Rispetto a questo progetto, nell'ultima settimana si sono alzate due voci, dalle sponde mai così convergenti del Tevere. La prima è quella di papa Francesco, con la lettera ai vescovi americani dell'10 febbraio, oscurata nella provincia italiana dalle polemiche sul video per il festival di Sanremo. Il documento, preparato dal papa nonostante le difficili condizioni di salute che l'hanno portato in ospedale, è un momento alto del pontificato, non si limita alla condanna delle politiche di Trump sull'immigrazione, con una citazione quasi esplicita del cattolico Vance che aveva parlato di ordo amoris a proposito dell'esigenza di amare i più vicini, i congiunti di sangue, i connazionali («Il vero ordo amoris che occorre promuovere», replica il papa, «si costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni»). Anche queste sono parole che chiamano all'azione, con la forza della profezia biblica: «Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male». La seconda voce è quella di Mattarella nel discorso di Marsiglia: no ai vassallaggi ai nuovi corsari. Profezia e istituzione convergono nella difesa della democrazia.
La standing ovation per il presidente arrivata venerdì dalla platea della rete di Trieste convocata a Roma, gli amministratori cattolici che hanno cominciato a riunirsi dopo la Settimana sociale dell'estate scorsa, organizzati da Francesco Russo, è il punto di incontro tra l'appello all'azione di Mattarella, che per questa area è il punto di riferimento culturale, perfino spirituale, prima che politico, e l'episcopato bergogliano che incoraggia una nuova stagione di protagonismo politico dei laici cattolici. È sulla base di quell'appello che si stanno muovendo figure come Ernesto Maria Ruffini, ma anche Franco Gabrielli, uomini dello Stato, e i cattolici del Pd riuniti da Graziano Delrio. C'è una terza voce che sta ricominciando a farsi sentire sempre più spesso: Mario Draghi sul “Financial Times” chiede all'Europa cambiamenti radicali.
Giorgia Meloni ha reagito prontamente all'offesa di Putin contro Mattarella, ma finora ha finto di ignorare che oggi Trump, Vice e Musk sono dalla stessa parte dell'uomo senza volto che abita al Cremlino, come lo ha chiamato Masha Gessen. Da che parte staranno invece la premier, e il governo italiano, e i suoi alleati di governo Tajani (uomo del Ppe) e Salvini (l'unico a non solidarizzare con Mattarella), quando lo scontro tra l'Europa e gli Usa di Trump in alleanza di fatto con la morsa di Putin si alzerà di livello? Per chi oggi ha la responsabilità di guidare l’opposizione la sfida è lavorare per farsi trovare preparati, quando arriverà quel momento.
© Riproduzione riservata