Da Kirk a Trump, negazionismo ambientale e odio per l’opposizione: l’ascesa dell’ecofascismo

Mentre il vittimismo di Meloni confonde le tragedie reali con presunti misconoscimenti personali, il mondo diventa sempre più caotico. Tra le tante notizie che compongono il caos, in questa settimana ci sono stati due discorsi contrapposti che conviene far dialogare. L’intervento di Cuperlo Il primo è quello pronunciato da Gianni Cuperlo all’interno di una discussione parlamentare che rischiava di trasformare una vittima di violenza politica in eroe programmatico per il futuro delle destre. È un intervento che evoca sapientemente un passaggio di stato che le reazioni liberticide all’omicidio di Kirk sdoganano. Il triste show della destra in onore di Kirk. L’attivista trascinato negli anni di piombo Si potrebbe definire questo passaggio di stato – il cui avamposto sono ovviamente gli Stati Uniti – come la progressiva trasformazione dell’autoritarismo in fascismo. So bene quanto l’attualizzazione di questa categoria sia controversa e forse poco funzionale a costruire un convincente discorso contro-egemonico. Ma credo sia utile cominciare a chiederci cosa, al di là delle inevitabili differenziazioni storiche, distingua i regimi autocratici attuali da ciò che definiamo fascismo. La più diffusa risposta è legata proprio alla violenza politica. La trasformazione autoritaria delle democrazie mette in discussione la separazione dei poteri e la centralità del parlamento in nome del primato del capo; sposta il potere verso forme di governance sottratte al controllo popolare, controlla le principali agenzie di stampa, e così via. Certo, c’è anche il disprezzo nei confronti delle opposizioni. Ma finora la violenza politica veniva perlopiù dissimulata, per cui si scaricava solo indirettamente sugli avversari della parte politica legittimamente al potere. Il governo autoritario non compie violenza diretta, lascia però campo libero alla violenza del capitale contro i lavoratori, boicotta in tutti i modi possibili il rispetto dei più elementari diritti fondamentali e fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote a persone la cui unica colpa è quella di voler condurre una forma di vita distante dai canoni governativi della normalità. Con una battuta, potremmo dire che la differenza tra un regime autoritario e un regime fascista starebbe nell’uso dell’olio di ricino. La sensazione è che le destre internazionali vogliano sfruttare il grave episodio dell’assassinio di Kirk per criminalizzare il dissenso politico e perseguire un ordine politico fondato sulla violenza diretta nei confronti di tutto ciò che è altro da sé. Sto con questo sostenendo che anche in Italia stiamo precipitando verso la violenza politica come metodo di governo? Non lo credo ancora. Però, a sentire alcuni personaggi come Vannacci, mi pare che anche in Italia vi sia sempre più diffusa la tentazione di normalizzare due caratteri costitutivi dei fascismi: la criminalizzazione degli oppositori politici e la disumanizzazione delle forme di vita che non appartengono alla norma imposta da qualcuno su qualcun altro. Cuperlo l’ha ricordato coraggiosamente: l’eredità politica di Kirk – al di là dell’orrore per la sua morte – sta precisamente nello sdoganamento di questi due caratteri fascisti. Trump l’antiglobalista e il cupo silenzio dell’Onu Il discorso di Trump all’Onu C’è però un secondo discorso che ho lasciato in sospeso, ed è quello pronunciato da Trump all’Onu: un vero e proprio manifesto del terrorismo ecologico. Tante cose sono state già dette sulla gravità di quelle parole. Ma ciò che vorrei segnalare è semplicemente un elemento programmatico che permette di precisare ulteriormente la traiettoria che dagli autoritarismi rischia di farci scivolare dentro i nuovi fascismi. Se resterà infatti una differenza tra il fascismo storico e i regimi di governo che si stanno annunciando, non sarà nell’uso diretto della violenza politica, purtroppo. Ma sarà nel fatto che il fascismo storico poteva perseguitare e disumanizzare gli “altri” essere umani, ma non doveva confrontarsi con la questione del limite dello sfruttamento della natura intera. Al contrario, le nuove destre non possono che estendere la tentazione della violenza e del dominio su tutte le forme di alterità, a partire da quella dell’ambiente naturale. Così il discorso di Trump allarga la questione e ci suggerisce che la novità delle destre internazionali sta nelle complesse forme di ecofascismo che propongono. Il grande annientamento della violenza politica non può dunque che estendersi a partire dalla grande negazione dell’insostenibilità ambientale. Non si tratta solo di perseguitare gli altri esseri umani, ma di perseguitare ormai anche la terra intera. La scommessa dell’Onu. Rimettere la crisi climatica nell’agenda globale Ecco la provocazione che propongo: se Cuperlo ci ammonisce circa il fatto che la tentazione del fascismo è insita in ogni scivolamento autoritario, Trump ci svela che la vera differenza tra il fascismo storico e i fascismi che si annunciano non sta nell’uso dell’olio di ricino ma nella negazione della crisi ambientale, per poter sfruttare oltre ogni limite le risorse naturali.