Alla vigilia di questo strano Natale pandemico si respira una pericolosa voglia di normalità, mentre ogni giorno muoiono centinaia di persone per Covid-19: ieri 649, dall’arrivo del coronavirus siamo arrivati a 64.036.

Eppure, qualche meccanismo difensivo del nostro cervello ci impedisce di rimanere concentrati sull’enormità di questa tragedia e così da giorni in Italia si discute dell’imprescindibile necessità di muoversi tra comuni per cene e cenoni o si passano ore a duellare con l’app IO per recuperare qualche euro dagli acquisti natalizi con carta di credito.

La rimozione del disastro che ci circonda non è un’esclusiva italiana, come dimostra la quotazione in Borsa di Airbnb: nessuno sa quali saranno le nostre abitudini dopo la pandemia, se torneremo a viaggiare come prima, quanta voglia avremo di dormire in case di sconosciuti dopo un anno passato a igienizzarci le mani e a indossare strati di protezione.

Wall Street ha comunque valutato fino a 106 miliardi di dollari la piattaforma digitale per gli affitti brevi, equivalenti a 139 dollari per azione, quando pochi mesi fa il prezzo stimato era di 30 dollari. Airbnb lo scorso anno ha fatto ricavi per 4,8 miliardi, con una perdita di 674 milioni, ma l’euforia degli investitori indica quanto è contagiosa l’idea che, una volta vaccinati, torneremo ai nostri consumi abituali, magari moltiplicati dal desiderio di compensare l’austerità forzata del 2020.

L’ottimismo è una forza potente, ma la storia invita alla prudenza, come ci ricorda uno studio del Fondo monetario internazionale firmato dagli economisti Tahsin Saadi Sedik e Rui Xu che ha analizzato l’effetto delle pandemie del passato sulle proteste sociali. Ogni pandemia riduce la crescita economica e aumenta le disuguaglianze. Questo può generare risultati opposti: le proteste sociali possono aumentare, perché i poveri hanno molte più ragioni per lamentarsi, oppure possono diminuire perché i ricchi hanno relativamente più potere per controllare la società.

Gli economisti del Fondo monetario trovano che prevale il primo effetto, le proteste aumentano e innescano un circolo vizioso, perché riducono ulteriormente la crescita. Dall’analisi di 133 paesi tra 2011 e 2018 colpiti da pandemie meno gravi del Covid ma comparabili, come l’aviaria H1N1, osservano che le proteste sociali aumentano 14 mesi dopo la pandemia e arrivano al picco dopo 24 mesi. Se anche ci vaccinassimo tutti domani, insomma, lo strascico degli effetti del Covid continuerebbe per anni.

Queste analisi non devono indurre al fatalismo, anzi, perché ci ricordano che il momento di agire è adesso.

Il piano per usare il Recovery Fund del governo è ancora una bozza e così vaga che è impossibile averne un’opinione precisa, le risorse ci sono, ma bisogna darsi delle priorità e avere chiaro quale paese ricostruire. Non basta vare una lista della spesa. Dalle scelte di oggi dipende la tenuta stessa del paese nei prossimi anni.

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