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Decreto Ong e “porti distanti”, perché il parlamento non può approvare il decreto

Italian Prime Minister Giorgia Meloni stands next to one of the Libya's rival prime ministers Abdul Hamid Dbeib, right, a during a conference in Tripoli, Libya, Saturday, Jan. 28, 20223. (AP Photo/Yousef Murad)
Italian Prime Minister Giorgia Meloni stands next to one of the Libya's rival prime ministers Abdul Hamid Dbeib, right, a during a conference in Tripoli, Libya, Saturday, Jan. 28, 20223. (AP Photo/Yousef Murad)
  • Il decreto e la nuova prassi dei “porti distanti” perseguono un solo obbiettivo e ottengono un solo risultato: svuotare il Mediterraneo centrale dalle navi delle Ong.
  • Se si volesse veramente garantire un’equa ripartizione sul territorio di rifugiati e migranti, sarebbe molto più razionale, rapido, umano ed opportuno garantirla usando i pullman, come si è fatto per anni.
  • Sbarchi più rapidi potrebbero essere garantiti mediante il dispiegamento di più mezzi di soccorso e la possibilità di trasferire i naufraghi da una nave di soccorso all’altra – come navi della Marina e della Guardia Costiera hanno fatto innumerevoli volte in passato – cosicché una nave possa riportare i sopravvissuti a terra mentre l’altra resta a cercare naufraghi tra Sicilia e Libia.

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