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Dietro la megalomania di Trump c’è solo un piano di cartapesta

Dietro la quinta teatrale sarebbe bastato leggere i venti punti del “trattato di pace” dove era stata apposta in calce la pomposa firma a caratteri cubitali del presidente Usa per ridimensionare la portata del “miracolo” compiuto: venti punti così assolutamente vaghi e ambigui da permettere a ciascuno di leggere ciò che gli faceva più comodo

Nel meraviglioso mondo di Donald basta che Lui evochi le cose perché succedano. «E disse pace e la pace fu». Con Gaza è stata grosso modo proprio così. Il presidente degli Stati Uniti aveva fretta di correre per il premio Nobel e macinava paci al ritmo di una al mese. Per convincere quei parrucconi di Oslo a concedergli il riconoscimento del 2025, già assegnato in passato all’odiato Barack Obama, mancava il colpo da maestro con l’accordo sulla martoriata Striscia. L’ottavo in otto mesi e del res

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