cercare oltre

Quel “fascismo” di Delrio: perché la cultura va difesa dalla censura

Questo governo non è votato perché i suoi elettori leggono quei libri, ma perché non leggono più un libro. Oggi il compito della sinistra non è aggiungere divieti, ma prendere sul serio il disagio. Invece pare che non si scommette più sulla cultura come unico argine per mantenere lo Stato di diritto

Confesso di essere un po’ stanco delle discussioni che periodicamente si riaccendono sull’opportunità o meno di concedere vetrina pubblica a editori dichiaratamente nazi-fascisti. L’altro giorno un noto intellettuale perennemente arrabbiato sosteneva che la pubblicazione di libri del genere c’è sempre stata e non bisogna scandalizzarsi. Sarebbe bastata la saggezza della nonna – quella che insegna a diffidare dei “mai” e dei “sempre” – a rimetterlo a posto. Certo che quei libri ci sono sempre sta

Per continuare a leggere questo articolo

VAI ALLA PAGINA DELL’AUTORE