A scuola è meglio ricevere una formazione pratica, orientata al lavoro, o più teorica? La domanda provoca polemiche regolari, ma di rado se ne discute l’impostazione. Ogni materia può essere compresa in profondità, fino alla sua radice spirituale. Prendo come esempio la contabilità, presente in certi piani di studio.

La contabilità serve a rappresentare i conti di un’azienda, ma è anche un simbolo della razionalità economica occidentale. L’adozione storica di certe forme di ragioneria è alla base del successo del capitalismo, del suo aspetto granitico.

Dietro i numeri organizzati in un certo modo (e non in un altro) c’è il capitalista inteso come colui che si assume il rischio del cambiamento.

Ma se non sai nulla di contabilità non lo potrai capire fino in fondo. Insegnare contabilità in tutte le scuole potrebbe dunque aprire gli occhi su qualcosa di sostanziale. Oppure no, se lo studio fosse cieco, meramente funzionale.

Esisteranno contabili filosofi ma esisteranno anche contabili che non si sono mai domandati se le strutture che applicano hanno un significato.

Hanno ricevuto una cattiva formazione? Incompleta? Peggiore di chi ha fatto filosofia ma non conosce il conto economico? Cos’è la formazione? La formazione ha il vincolo del tempo che ci manca.

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