Bisogna guardare in faccia la realtà; gli Stati Uniti come potenza egemone e benevolente, in cui confidammo per 75 anni, talvolta anche voltandoci dall'altra parte, stanno svanendo. L'unica altra grande entità democratica mondiale, la Ue, dovrebbe allora mutarsi al più presto da gigante economico in grande attore politico; forse si farà, ma in tempi biblici. Eppure lo strumento giusto ci sarebbe, al motto follow the money!

La fuga solitaria degli Usa da Kabul, e il distacco del presidente Joseph Biden dal classico atlantismo, devono acuire lo sguardo della Ue sul suo futuro. Lo sberleffo degli accordi Usa-Australia alla Francia (e alla Ue tutta) forse accelererà l'elefantiaco parto della “Bussola strategica”, voluta da Francia e Germania; tace per ora il nostro premier Mario Draghi, i cui utili legami con gli Usa certo non gli foderano gli occhi.

Il partito repubblicano soggiace ancora ai magheggi di Donald Trump, per cui legittime sono solo le elezioni che vince; Martin Wolf sul Financial Times prospetta un futuro fosco, in cui questo «partito radicale con un'agenda rivoluzionaria» lo riporta nel 2024 alla Casa Bianca (magari per interposta parentela), avendo neutralizzato Biden alle elezioni del 2022.

Per agevolare il disegno, diversi stati governati dai repubblicani introducono norme che imbrigliano il voto dei poveri. E una Corte Suprema a maggioranza repubblicana dà segni di pieghevolezza davanti all'assurda legge texana anti-aborto; altre seguiranno.

Gli Usa non sono più il vincitore lungimirante, abile a unire le democrazie del mondo sotto il mantello protettivo degli accordi di Bretton Woods, ove nel 1944 nacque l'esorbitante privilegio del dollaro come moneta mondiale di riserva. Quando Trump ruppe l'accordo Joint Comprehensive Plan Of Action (Jcpoa) con l'Iran, inasprì le sanzioni per tagliar fuori chi pagava entità iraniane dal circuito dei pagamenti in dollari.

Questo dollaro consente agli Usa di estendere il lungo braccio dello Zio Sam sul mondo intero, punendo chiunque non si attenga ai suoi precetti (in russo sarebbero Ukase). Se l'antica saggezza Usa svanisce, è stolto aspettare senza premunirsi; quel potere rischia di finire in mano a gente più simile ai nazisti dell'Illinois dei Blues Brothers che a politici democratici.

Dopo la rottura del Jcpoa la Ue tentò di creare un circuito che eludesse le sanzioni Usa, architettando un complesso marchingegno di baratti poi abbandonato.

Sarebbe urgente estrarlo dal sottosuolo brussellese ove ammuffisce, magari usando lo strumento delle “cooperazioni rafforzate” per dribblare veti est-europei.

Sognando Keynes

Io però ho fatto un sogno; c'era John Maynard Keynes che, invitato a Bruxelles dal parlamento Ue, spiegava – con la sua inarrivabile mistura di abilità tecnica e capacità di persuasione politica – come sottrarsi alla dipendenza dal dollaro, sulle linee di quel Bancor per cui inutilmente lottò a Bretton Woods. Troppa era allora la forza economica, politica e militare degli Usa perché rinunciassero all'esorbitante privilegio.

Nel sogno pensavo che, essendo la Ue nata come progetto economico, era una buona idea divenire un vero progetto politico maneggiando la materia della moneta.

Alla fine arrivava Mario Draghi, uno che il tema lo maneggia; finita l'esperienza italiana, tornava in Europa per attuare, in forma mutata perché mutate sono le circostanze, la lungimirante visione del maestro di tutti gli economisti. E il nuovo cancelliere tedesco assentiva, grave. Qui mi sono svegliato; tutto sudato ma un po' più ottimista.

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