Con il discorso del nuovo premier Mario Draghi al Senato, l’ambientalismo diventa un pilastro dell’unità nazionale e della collocazione internazionale dell’Italia, al pari di atlantismo ed europeismo. Il premier più anziano della storia sposa il linguaggio dei ragazzi dei Fridays for Future (e del papa)
- Con il discorso di Draghi al Senato, l’ambientalismo diventa un pilastro dell’unità nazionale e della collocazione internazionale dell’Italia, al pari di atlantismo ed europeismo.
- Draghi ha citato tre date chiave: 2026 (fine del Next Generation EU), 2030 (riduzione delle emissioni del 55%), 2050 (azzeramento delle emissioni). Un orizzonte di quasi tre decenni, mai la politica ambientale di governo aveva avuto un respiro di questo tipo.
- Il presidente del Consiglio si è richiamato all’ecologia integrale di Papa Francesco, un modo per offrire anche alla destra una cornice di riferimento e valori per l’azione climatica.
La frase che rimarrà, il «Whatever it takes» ecologista di Mario Draghi, è ovviamente questa: «Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta». Quella più importante però era arrivata qualche minuto prima. «Ogni spreco è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti». Draghi l'ha pronunciata nel contesto del debito pubblico, parlando di investimenti da fare al meglio e di risorse scarse, ma lo spreco di una risorsa presente vista come sottrazion



