Bonus facciate e ecobonus 110 sono due misure che potevano essere gestite meglio. Si deve in buona parte a queste due misure se l’economia italiana ha mostrato un rilevante rimbalzo, ma esse stanno anche determinando forti tensioni sul mercato e rischiano di non raggiungere parte dei loro obiettivi.

Entrambe assegnano sussidi a quanti si impegnano a rifare le facciate del loro palazzo o a provvedere alla ristrutturazione per la conservazione dell’energia e pongono un termine per usufruire di questo provvedimento. Poiché l’incentivo è molto cospicuo per l’ecobonus (molto meno per le facciate), si è scatenata una corsa ad approfittarne, determinando una congestione del settore delle costruzioni dove è diventato difficile trovare imprese, materiali e operai disponibili per i lavori.

Di conseguenza sono aumentati i prezzi, i lavori rischiano di essere scadenti, le possibilità di imbrogli si amplificano e il risultato in termini di miglioramento degli edifici rischia di essere inferiore rispetto alle cifre messe in ballo.

Cosa è andato storto

Si poteva evitare? Certo e anche il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto parole di critica sull’ecobonus. La prima cosa da evitare era di porre un termine stretto entro cui fare gli interventi, ciò ha determinato una concentrazione dei lavori e ha congestionato il mercato. Si sarebbe dovuto allungare di molto i termini temporali e prevedere una scadenzatura per comuni e per quartieri nelle grandi città, in modo da diluire nel tempo e nello spazio i lavori, programmando interventi successivi, ciò che avrebbe prolungato il sostegno al settore delle costruzioni e favorito la nascita di nuove imprese e nuove professionalità per la persistenza della domanda nel corso degli anni.

Inoltre, l’incentivo avrebbe potuto essere molto minore se fosse stato accompagnato da una regolazione che rendesse obbligatori gli interventi. In molti paesi il rifacimento delle facciate è periodicamente obbligatorio, per mettere in sicurezza i cittadini da crolli di cornicioni e quant’altro, nonché per mantenere un giusto decoro alle città. A sua volta si sarebbe dovuto prevedere penalizzazioni e divieti di commercializzazione per gli edifici nelle classi energetiche più basse, ciò che avrebbe generato la necessità di intervenire per migliorare la classe energetica e rivalutare l’edificio.

Un insieme di incentivi e penalizzazioni estese nel tempo per evitare congestioni avrebbe potuto rendere queste due misure più efficaci nei loro obiettivi e meno impattanti sulla finanza pubblica, con benefici permanenti sia in termini di crescita economica che di decoro ed efficienza del patrimonio edilizio. Si è ancora a tempo per rimediare.

 

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