Vittoria di dimensioni superiori alle attese del centro-sinistra nei ballottaggi per le comunali. Ma vittoria soprattutto del Pd di Enrico Letta. Quattro fattori sembrano di particolare rilevanza per spiegare il successo. Il primo riguarda il radicamento territoriale del Pd. E’ l’unica formazione che ha una presenza diffusa in tutto il territorio nazionale.

I Cinque stelle erano assenti in quasi la metà dei comuni sopra i 15.000 abitanti dove si votava (dati dell’Istituto Cattaneo).

I partiti del centro-destra sono presenti nelle liste del Nord, ma mostrano dei buchi vistosi nel Sud.

Naturalmente, non conta solo la mera presenza, ma l’intensità dei legami e dei rapporti con il territorio, la capacità di interpretarne i problemi, di offrire progetti credibili e di dare rappresentanza. E anche da questo punto di vista il Pd sembra avere un vantaggio competitivo.

Il secondo motivo che ha influito sui risultati elettorali riguarda la capacità di Letta e del gruppo dirigente raccolto accanto a lui di valorizzare la leva del radicamento scegliendo candidati in genere capaci e competitivi, esattamente il contrario di quello che è avvenuto nel centro-destra, dove sono stati commessi molti errori, come era già avvenuto per grandi città metropolitane: Milano, Roma, Napoli.

Infine occorre prestare attenzione alla capacità del centro-sinistra, in versione larga o ristretta, di tornare al governo locale in aree del Nord ormai da tempo roccaforti del leghismo.

Un aspetto questo che sembra chiamare in causa un certo sbandamento della vecchia classe dirigente leghista a fronte della virata di Salvini verso una dimensione nazionale. Che riporta al centro la vecchia ‘Roma ladrona’ contro la quale si scagliava la Lega bossiana. 

Nel trarre implicazioni da questo quadro per le prossime elezioni politiche occorre molta cautela: si tratta di elezioni che comportano un tipo di competizione diversa. Su un aspetto vale però la pena di riflettere.

Dall’esperienza delle comunali esce più ridimensionata la prospettiva del "campo largo” come costruzione di una coalizione elettorale per via politica, cioè prevalentemente attraverso i rapporti al centro e le alleanze con altre formazioni la cui capacità di rappresentanza e la cui collocazione restano incerte (dai partitini centristi ai Cinque stelle).

Si fa strada una possibilità diversa, per la quale offre spunti in particolare l’esperienza di Verona o anche quella di Parma.

E’ la strada della costruzione di una coalizione elettorale per via sociale, basata sui rapporti con le componenti più dinamiche della società civile (dal mondo del lavoro e delle imprese, al terzo settore, all’ambientalismo).

Da una logica di schieramenti a quella di programmi seri per una modernizzazione inclusiva e sostenibile.

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