Le decine di migliaia di persone che hanno sfilato sabato a Roma hanno chiesto con forza l’immediato cessate il fuoco in Ucraina.

L’obiettivo era di fermare il massacro di persone e la distruzione di città e infrastrutture che la guerra, scatenata dalla Russia invadendo l’Ucraina, sta determinando. Questo obiettivo è prioritario su tutto il resto.

Fermare gli atti di guerra è la via per avviare una trattativa per ristabilire rapporti di convivenza e per ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina.

Molti temono che in questa maniera si finisca per consolidare una situazione di fatto, dove la Russia ha occupato territori dell’Ucraina e li ha annessi, in virtù di un referendum fatto sotto la minaccia delle armi degli occupanti e con una popolazione decimata dalle fughe di quanti, pur abitando quei territori, sono fuggiti per non dover sopportare l’occupazione russa. Ma non è così.

Il cessate il fuoco serve ad avviare le trattative e in queste trattative l’Ucraina, sostenuta da tutto il mondo libero, ha forti argomenti per ottenere quello che gli spetta.

Ha innanzi tutto il diritto dalla sua parte, visto che tutti i paesi, anche quelli che non hanno aderito alle sanzioni contro la Russia, riconoscono il principio dell’inviolabilità e dell’integrità dei territori.

L’area mondiale del supporto alle ragioni dell’Ucraina può così allargarsi, determinando una pressione forte sulla Russia affinché receda dall’annessione.

In secondo luogo, il mondo occidentale ha l’arma delle sanzioni che è determinante e lo sarà ancora di più nel prossimo futuro quando ci saremo del tutto affrancati dall’acquisto di energia (gas e petrolio) dalla Russia.

Le sanzioni stanno facendo effetto e lo faranno sempre di più in un mondo dove la tecnologia avanza a passi da giganti e l’estromissione dal contesto degli scambi finisce per generare un arretramento delle condizioni di vita e di capacità competitiva.

Lo abbiamo già sperimentato negli anni Ottanta quando l’Occidente è avanzato tecnologicamente a seguito della crisi da petrolio che aveva indotto forti innovazioni, mentre l’Unione Sovietica e tutto il suo mondo era rimasto ancorato alle vecchie tecnologie, fino al punto di vedere crollare tutto il regime che si era improvvisamente invecchiato.

La pace è uno strumento potente per far valere i propri diritti, uno strumento ben più forte ed efficace della guerra che provoca morti, distruzioni e risentimenti tali da generare spirali involutive da cui non si riesce mai ad uscire.

E se anche ci volesse tempo per arrivare a una giusta soluzione, sarebbe comunque tempo sottratto alle morti ed alle distruzioni.

Per questo sabato abbiamo sfilato a Roma per la pace, che non è affatto in contraddizione con i diritti dell’Ucraina, neppure con il loro diritto a difendersi e, da parte nostra, di aiutarli a difendersi finché la guerra continua. 

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