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Se la famiglia nel bosco viene usata per la guerra ai magistrati

L'ingresso della \\\"casa nel bosco\\\" a Palmoli dove Nathan Trevallion, fino a pochi giorni fa, viveva con Catherine Birmingham e i loro tre bambini, ricollocati insieme alla madre in una casa famiglia (FOTO ANSA)
L'ingresso della \\\"casa nel bosco\\\" a Palmoli dove Nathan Trevallion, fino a pochi giorni fa, viveva con Catherine Birmingham e i loro tre bambini, ricollocati insieme alla madre in una casa famiglia (FOTO ANSA)
L'ingresso della "casa nel bosco" a Palmoli dove Nathan Trevallion, fino a pochi giorni fa, viveva con Catherine Birmingham e i loro tre bambini, ricollocati insieme alla madre in una casa famiglia (FOTO ANSA)

È sufficiente leggere per intero il provvedimento disponibile sul web per rendersi conto che il Tribunale dei minori de L’Aquila ha dovuto decidere nell’ambito di un contesto molto problematico. Si può dissentire, ma non si può dire sia stata una decisione superficiale. Eppure, è partita l’ennesima caccia alla “malagiustizia”

La storia della “famiglia nel bosco” si candida a essere una delle migliori rappresentazioni dell’incapacità della nostra società di gestire ed elaborare correttamente qualsiasi informazione relativa al mondo della giustizia. Esaminata in sé e fuori dalla tempesta mediatica, la vicenda si presenta come una delle tante delicate e complesse che la nostra giustizia affronta ogni giorno cercando di offrire una risposta corretta ai problemi che le vengono sottoposti. Problemi spesso molto seri, se no

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