Davanti agli ennesimi femminicidi la domanda riemerge prepotente: cosa si può fare per disinnescare il meccanismo che porta dalla solitudine dell’esser maschi alla violenza, oltre a considerare i singoli casi e i loro rilievi penali e a riflettere sull’educazione dei giovani maschi?
La soluzione puramente giudiziaria al femminicidio non può bastare. Lo hanno detto molti, fra cui il procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato, che indaga sulla morte di Sara Campanella (le sue parole sono state: «È giusto porre l'attenzione ai reati da codice rosso, è giusto da parte della politica riconoscere una corsia preferenziale a questi procedimenti ma come emerge da questa vicenda la risposta penale da sola non è sufficiente»). Quest’ennesimo episodio, insieme a quello che ha coinvol



