Questo nuovo strumento a favore della partecipazione diretta è frutto dell’attivazione di tutti gli strumenti previsti dalla Costituzione e dalle giurisdizioni internazionali per garantire alle persone un ruolo nella vita civile e politica del proprio paese
Dal 25 luglio la piattaforma per firmare online referendum e leggi d’iniziativa popolare è attiva. L’epilogo di una serie di iniziative giudiziarie, politiche e parlamentari avviate nel 2015 e che nel 2019 hanno visto il punto di non ritorno nel caso Staderini-De Lucia v. Italy, quando l’Onu condannò il nostro Paese per violazioni del Patto Internazionale sui diritti civili e politici a causa degli ostacoli alla raccolta delle firme sugli strumenti di democrazia diretta.
La necessità di riformare le modalità per la raccolta firme spinse il Parlamento a includere una norma nella legge di bilancio 2020 che prevedeva la realizzazione di una piattaforma per sottoscrizioni digitali entro gennaio 2022. Da allora sono stati adottati il 9 settembre 2022 un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e il 18 ottobre 2023 un decreto che trasferiva al Ministero della Giustizia la titolarità dell’impresa.
La dimostrazione che cancellati gli “irragionevoli ostacoli” la partecipazione popolare c’è si ebbe nell’estate del 2021 quando l’Associazione Luca Coscioni, grazie a una deroga alla legge conquistata da Riccardo Magi, si assunse gli oneri della raccolta online di firme per il referendum sull’eutanasia lanciato a maggio e per il referendum cannabis che in meno di una settimana superò le 500.000 sottoscrizioni solo online - diventando la più breve campagna di raccolta firme della storia. Le sottoscrizioni digitali furono accettate dalla Cassazione anche grazie a un lavoro di predisposizione tecnologica dell’ufficio referendum.
La piattaforma pubblica è gratuita, ovvia quindi i “penultimi ostacoli” dei costi (circa 1,50 Euro a firma). Penultimi perché, come osservato dall’ONU nel 2019, il servizio pubblico radiotelevisivo continua a non garantire l’informazione durante la raccolta firme. Un silenzio che in questi giorni si aggiunge al disinteresse pressoché unanime delle forze politiche e parlamentari sui referendum elettorali del comitato IoVoglioScegliere.it che vogliono abrogare: il voto congiunto obbligatorio, le soglie di sbarramento, ogni privilegio nella raccolta delle firme per la presentazione dei candidati e le pluricandidature.
Fatta la piattaforma, adesso occorre che la firma online possa essere utilizzata a livello cittadino, regionale e per presentare liste elettorali. Anche qui l’iniziativa politica è ispirata dai fondatori dell’Associazione Luca Coscioni e di Eumans, e potrebbe portare a ulteriori riforme strutturali. Nell’estate del 2022, Marco Cappato e Marco Perduca hanno lanciato la lista “Referendum e Democrazia” per presentarla alle elezioni politiche solo con sottoscrizioni online. Appelli pubblici a Parlamento e Governo, diffide alla Ministra dell’Interno e un digiuno di dialogo di una dozzina di militanti caddero nel vuoto portando alla compilazione di liste per i tutti i collegi di Camera e Senato e la circoscrizione Europa. In un fine settimana le necessarie sottoscrizioni su piattaforma privata (quindi con costi) furono raggiunte per una dozzina di circoscrizioni. Le liste, presentate di persona in tutte le Corti d’appello, furono rigettate ovunque anche se con motivazioni divergenti, ne seguirono decine di ricorsi che, nel 2024, hanno portato il Tribunale di Civitavecchia ad inviare alla Consulta la questione presentata da Carlo Gentili, che per la sua malattia non può firmare manualmente. L’udienza è prevista entro la fine del 2024.
Questo nuovo strumento a favore della partecipazione diretta è frutto dell’attivazione di tutti gli strumenti previsti dalla Costituzione e dalle giurisdizioni internazionali per garantire alle persone un ruolo nella vita civile e politica del proprio paese. Grazie alla piattaforma il referendum può adesso esser proponibile da comitati indipendenti da partiti e sindacati. Può finalmente tornare a vivere la ragione per cui il referendum fu inserito in Costituzione: consentire a chi è fuori dalle istituzioni di inserire nell’agenda della politica temi che altrimenti vengono trascurati. Grazie alla tecnologia vive un diritto antico - sempre che possa esser conosciuto.
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