Ricorderemo le elezioni del 2022 per diversi motivi, oltre a quello più ovvio ed evidente: la prima volta che una donna, espressione della destra, consapevole e orgogliosa erede dei partiti della Fiamma, ottiene un chiaro mandato elettorale per guidare il governo. Altri aspetti del voto, peculiari anche se meno eclatanti, sono di qualche interesse, per capire in cosa consista tale mandato elettorale, da chi deriva, quali errori hanno commesso i suoi avversari, quanto sono rimediabili.

La geografia del voto (e del non voto) non è l’unica angolatura possibile, ma da qui conviene cominciare. O comunque è da qui che, prima di passare all’analisi dei flussi e della competizione nei collegi, abbia pensato utile fare all’Istituto Cattaneo.

L’astensione

Molti hanno notato che nel 2022 si è registrata il tasso di partecipazione più basso della storia elettorale italiana. Diciamo che non è una novità. Dagli anni Sessanta l’astensionismo cresce in maniera costante. Il record sta nel fatto che è cresciuto di oltre 9 punti percentuali rispetto alla tornata precedente.

Dal 1979 al 2018 la riduzione media del tasso di partecipazione tra una elezione per la Camera e la successiva è stata di 1,9 punti percentuali. Il calo maggiore, di 5 punti percentuali, era stato quello registrato tra il 2008 e il 2013.

Si è detto che c’è stato un crollo soprattutto al Sud. Ma solo se si fa il raffronto, appunto, con il 2018, un anno in cui la promessa del reddito di cittadinanza aveva frenato la crescita dell’astensionismo al Sud.

Ora è tornato dove lo avremmo trovato senza quella “bolla”. In pratica l’effetto del 2018 è stato completamente riassorbito. Conte non ha “rifatto il miracolo”. I voti conquistati al Sud dipendono meno di quanto si dice dal popolo del reddito di cittadinanza, più dal popolo che apprezza questo genere di politiche.

Le sorprese 

Prima di applicarci ai flussi e alle competizioni nei collegi, come gruppo di lavoro dell’Istituto Cattaneo, abbiamo esaminato la geografia del voto per i principali partiti, interessante perché sono cambiati, almeno in questa circostanza, alcuni dei parametri a cui eravamo abituati.

Fratelli d’Italia ottiene un risultato particolarmente positivo nella sua naturale roccaforte, in particolare nel Lazio, nel sud delle Marche e dell'Umbria. Ma anche nel Nord-Est, con picchi particolarmente importanti in Veneto, nella Lombardia orientale e nella provincia di Piacenza. Cosicché ora assomiglia (elettoralmente) meno al partito suo predecessore, Alleanza Nazionale (principalmente radicato nel Mezzogiorno), e più al suo principale affluente (la Lega). Mentre non sfonda al Sud, dove sconta la concorrenza del M5S.

Dal canto suo, il partito di Matteo Salvini, che ha perso più di tre milioni di voti rispetto al 2018 (e circa 9 punti percentuali), li lascia certamente anche nel centro-Sud, dove li aveva ottenuti per la prima volta solo tra il 2018 e il 2020.

Gran parte del sostegno per la Lega salviniana è tornato ad essere localizzato nelle regioni storiche (il Lombardo-Veneto, il Piemonte e il Friuli-Venezia Giulia), poco nel grandi città.

Tuttavia la Lega esce da questa elezione critica nettamente meridionalizzata rispetto agli esordi. Il divario tra le percentuali ottenute al nord e al sud si è nel notevolmente ridotto.

Il crollo del Pd

Il Partito democratico, pur restando su percentuali simili a quelle del 2018, perde quasi un milione di voti rispetto alle precedenti politiche.

Da un punto di vista territoriale. La Zona rossa resiste a fatica, non è più egemonizzata dalla sinistra, ma le roccaforti del PD restano comunque quelle dell’Italia centrale (i Toscana, Emilia-Romagna, il Nord delle Marche e dell’Umbria).

Infine, il Movimento 5 stelle diventa sempre di più un partito del Sud. Mentre nel 2013 i voti per il M5S si distribuivano in maniera omogenea in tutto il paese, a partire dal 2014 il baricentro si è nettamente spostato a Mezzogiorno, fenomeno che è diventato nettissimo in occasione delle elezioni politiche del 2018 e delle europee del 2019.

Ha perso più di 17 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni politiche, ma poco meno di 2 punti rispetto alle europee del 2019. Tuttavia questo risultato si deve a una tenuto leggermente maggiore al Sud che al Nord, per cui il baricentro si è spostato ancora.

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