Il popolo Usa fa tornare alla Casa Bianca Donald Trump, golpista non pentito; ha intorno una corte di ribaldi usi a aggirare la legge, ostacolo alla loro “genialità”. L’idea di conflitto d’interesse gli è ignota. Aveva lanciato alla vigilia dell’insediamento la memecoin $Trump; chi ha abboccato ha perso 800 milioni di dollari, nessuno ha fiatato. Visto il risultato insiste e la sua controllata World Liberty Financial vara l’Usd1; sarà usato per le grandi operazioni finanziarie. La Fed, che i dollari li stampa, stava preparando il proprio dollaro digitale, ma Trump le impone di fermarsi: ci penserà lui coi suoi cari. Tace e non acconsente il presidente della Fed, Jay Powell; ha già la testa sul blocco del boia.

Elon Musk, direttore del Department of Government Efficiency (Doge) – un “non ministero” – oltre a essere il più ricco del mondo è fornitore del governo in settori strategici; dal Doge può succhiare dati riservati sui concorrenti, ma per Trump Musk gestisce bene i suoi conflitti. Coprendolo, copre i ministri legati al business: se stesso, i titolari del Commercio Howard Lutnick (investment bank Cantor Fitzgerald), del Tesoro, Scott Bessent (hedge fund Key Capital) e altri.

Nella sua furia distruttrice dei pilastri della democrazia Trump deprezza risparmi e pensioni degli americani. Sul mercato Usa vigila la Securities&Exchange Commission (Sec), conciliando due diverse esigenze, proteggere gli investitori e far arrivare alle imprese capitali per lo sviluppo. Da novant’anni, con presidenti repubblicani o democratici, attenti a una o all’altra esigenza, ha ben lavorato. Ora Trump imbaldanzisce i grandi operatori che, fiutando il vento, da tempo attaccavano la Sec presieduta da Gary Gensler, deciso a rendere trasparente l’opaco private equity e a ben normare i crypto-asset.

A febbraio gli operatori hanno pesantemente ridotto le allocazioni al mercato Usa, dal 17 per cento sovrappeso al 23 sottopeso (dati di Bank of America). Se Wall Street vota coi piedi contro Trump – che lasciava fallire i suoi hotel per comprarli a sconto dalle banche - oltre ai dazi ci sono cause più profonde. Chi non gli obbedisce conoscerà la sua «retribution», vendetta; come un gangster attacca chi si oppose al tentativo di ribaltare le elezioni del 2020, impone un risarcimento a un legale colpevole d’aver sostenuto Kamala Harris, che accetta per evitare altri guai.

Gli operatori, conoscendone bene storia e attività, diffidano di lui e del suo giro. Trump intorbida le acque ma il mercato funziona bene solo se l’acqua è limpida. Nel torbido nuotano gli imbroglioni; gli operatori ne prendono nota, forse anche a ciò è legato il negativo andamento di mercato. Il figlio Donald Trump Jr. ha costituito un fondo di private equity, che investirà magari su soffiate del paparino, Esistono sì regole per evitare che gli alti esponenti dell’amministrazione sfruttino informazioni ignote ad altri, ma chi mai vigilerà severamente sul loro rispetto, per poi trovarsi sotto accusa?

C’è infine il tema dei crypto-asset. Al posto di Gensler Trump manda Paul Atkins, oggi un lobbysta crypto; darà al settore la regolamentazione su misura che Gensler negava.

Oggi il principale crypto-asset è il Bitcoin, non è emesso da un soggetto che assume una passività e ne risponde al nominale, né può essere usato per normali pagamenti. Lo si compra solo per rifilarlo ad altri, è il classico d’ogni bolla; qualcuno guadagnerà, altri perderanno. Produrlo assorbe gran quantità d’energia, sottratta ad usi sensati. È una speculazione che avrebbe alternative meno perverse, però amata da chi traffica fra l’illecito e il criminale; le sue quotazioni di mercato non hanno relazione col livello di attività. Su tali beni guadagna sempre solo chi li intermedia. Trump ha deciso che non venderà quelli sequestrati dall’amministrazione a criminali, ne farà una riserva federale. Si useranno fondi pubblici per comprare crypto, magari di famiglia, e sostenerne il prezzo evitando lo scoppio della bolla; forse la Fed dovrà sorreggere le quotazioni di Usd1, ad majorem eius gloriam. Sono a rischio la stabilità finanziaria e il ruolo del dollaro nei pagamenti internazionali, così come la netta separazione fra i beni del monarca e quelli dello stato, patrimonio civile da centinaia di anni. Soprattutto rischia la democrazia; il 4 Luglio 2026 si spera di non dover constatare che, dopo il quarto di secolo trascorso dalla dichiarazione d’indipendenza americana, la democrazia scade, come un’Aspirina.

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