- Lo scontro che oppone Leonardo Del Vecchio e Gaetano Caltagirone a Mediobanca e all’ad di Generali, Donnet, è sintomatico di una questione più generale: qual è la governance ottimale?
- Una situazione ironica quella di Generali, perché una corrente di pensiero ritiene che proprio la presenza di un azionista di controllo sia la migliore soluzione per la governance delle grandi corporation a capitale diffuso,
- Il socio garantirebbe l’allineamento degli interessi tra il Ceo e tutti gli azionisti, nel presupposto che questi ultimi condividano l’obiettivo di massimizzare il valore del loro investimento.
Lo scontro che oppone Leonardo Del Vecchio e Gaetano Caltagirone a Mediobanca e all’amministratore delegato di Generali, Philippe Donnet, per il rinnovo del consiglio di amministrazione in scadenza il prossimo aprile, con tanto di società di Proxy Advisor (consigliano gli investitori sul voto in assemblea) schierate nei due campi, ha colori da capitalismo italiano d’antan: imprenditori-finanziari facoltosi che si contendono il potere a colpi di miliardi; le “manovre” di Mediobanca; analisti e



