Se prima Giorgia Meloni era “la Le Pen de noantri”, ora le sue parole van prese sul serio. Le Pen perderà le elezioni di Aprile, mentre Meloni sarà la vera guida della destra italiana, prevista vincitrice nel 2023.

Giovedì 17, presentando un libro di Virman Cusenza, ha detto: «Io penso che chi sostiene che l’Italia non aveva le forze per opporsi ai nazisti dice il falso, la Bulgaria lo fece, si poteva fare e non s’è fatto», per poi dire, negando la vicinanza a razzismo e antisemitismo «la nostra nazione non nasce su basi etniche, ma sul principio della cittadinanza romana».

Roma dava la cittadinanza agli abitanti delle terre annesse all'Impero; cosa c'entra l'Italia repubblicana, o prima quella dei Savoia? Davvero su questo, per Meloni, nasce la nazione, e a quale delle due pensa?

Si vernicia di antifascismo per ingannare i daltonici, spargendo astute fake news su un passato su cui la polvere della storia s'è ormai posata. Assimilarci alla Bulgaria vorrebbe farci credere che a Benito Mussolini sia mancata la forza di opporsi ai cattivi tedeschi.

Dell’Asse egli era pietra angolare, leader storico, pur se la minore potenza industriale nostra ci ridusse a “soci di minoranza”. Adolf Hitler s’ispirò a lui, usò la violenza per colpire ed uccidere gli oppositori politici e salire al potere. Mai il Duce si sarebbe potuto “opporre” al nazismo; ritardò finché poté l’entrata in guerra solo perché l'Italia ci arrivasse meno raffazzonata, e varcò le Alpi quando parve mancare solo “qualche migliaio di morti” alla vittoria dei nazisti, cui eravamo già ben allineati prima della “pugnalata alla schiena” (Giugno 1940).

Non fummo i buoni italiani, trascinati dai tedeschi maligni alla rovina; facemmo la nostra brutta parte, nei limiti delle forze disponibili. Le stragi di Graziani in Etiopia contro i preti, pure cristiani (1937) e prima in Libia (1931) non le ha prescritte Hitler, salito al potere solo nel 1933.

Lo sapeva Meloni e che ne pensa? La povera Bulgaria voleva imitare la neutrale e lontana Spagna; invasa dai nazisti, subì una sorte simile alla Francia e si sottomise all'Asse che già la occupava, ma ne uscì appena possibile.

Una cosa Mussolini poteva fare, in teoria, per distinguerci dal nazismo, ma “Assolver non si può chi non si pente/né pentere e volere insieme puossi/per la contraddizion che nol consente”. Fu lui, non il “suo” popolo fascista, a imporre le leggi razziali dell'Agosto 1938, che mutarono decine di migliaia di italiani in reietti, in tanti poi passati per il camino.

Se mai avesse voluto, Mussolini poteva “giustificarsi” adducendo la vicinanza del Vaticano; nonostante i molti antisemiti, anche di altissimo rango, nelle sue file, era Papa il Pio XI dell'enciclica Mit brennender Sorge, dura accusa al nazismo. Se a Meloni neanche passa per la mente di toccare il tasto delle leggi razziali, dev'essere quel vecchio dente dell'antisemitismo, che fa sempre tanto male; forse è parte della “cittadinanza romana” come la intende Meloni.

© Riproduzione riservata