Pochi giorni fa il nuovo rapporto sul clima, presentato dal Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite, lancia l’ennesimo grido di allarme e il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, parla di codice rosso per l'umanità.  L’opinione pubblica italiana è ormai sempre più cosciente e attenta al tema. Il problema dei cambiamenti climatici è, insieme a quello del lavoro, la prima preoccupazione degli italiani (53 per cento) e la difesa dell’ambiente è tra le prime 5 priorità per il futuro.

La spinta green del Paese 

La stragrande maggioranza degli italiani, inoltre, è favorevole alla trasformazione della nostra economia in una direzione green (86 per cento). All’interno di questa ampia quota di persone, il 47 per cento ritiene giusta la transizione, ma è preoccupato per le difficoltà di attuazione in molti settori produttivi, mentre il 39 per cento è un assertore convinto della necessità della metamorfosi sostenibile in tutti i segmenti produttivi.

Solo il 10 per cento del Paese giudica pericolosa la spinta green e pensa che potrebbe mettere a rischio molte imprese.

Nonostante la preoccupazione per il lavoro, la maggioranza degli italiani è orientata a una forte spinta green del nostro modello produttivo e il 63 per cento degli italiani ritiene sbagliato lasciare che un’azienda sia libera di inquinare, pur di difendere i posti di lavoro.

L’evoluzione della coscienza ecologica del nostro Paese è ormai un tratto consolidato e coinvolge tutti gli elettorati, con differenze sempre meno marcate tra destra e sinistra. Il processo di presa di coscienza sul clima coinvolge le persone in prima persona.

L’acquisto di prodotti green è percepito dagli italiani come un impegno diretto, di ogni individuo, per fare qualcosa di concreto per il pianeta e per le future generazioni (52 per cento).

Produrre green 

In questo percorso evolutivo si fa sempre più strada, però, un mutamento importante: solo il 5 per cento degli italiani ritiene assolutamente giusto che i prodotti green costino di più degli altri. Un altro 44 per cento del Paese mostra una disponibilità limitata a sostenere incrementi di prezzo, mentre la maggioranza assoluta degli italiani, il 56 per cento, sostiene che, per acquistare tali manufatti, non debbano esserci ricarichi sui consumatori.

La posizione degli italiani è molto chiara. Per il 48 per cento del Paese a sostenere i costi in più per avere prodotti ecosostenibili debbono essere le imprese, riducendo un po’ i loro profitti. Un altro 37 per cento pensa che debba farsene carico lo Stato, mentre solo il 15 per cento ritiene che debbano contribuire anche i consumatori. Non solo.

Se un’impresa non intende adottare un modo di produzione sostenibile, per la maggioranza degli italiani, deve essere in qualche modo punita.

Per il 38 per cento il suo disimpegno deve essere reso pubblico, per consentire ai consumatori di decidere se acquistare o meno i suoi prodotti. Per il 43 per cento degli italiani, invece, l’azienda deve essere penalizzata dallo Stato.

All’interno di questa quota di persone, il 18 per cento, ritiene che lo Stato debba obbligare l’impresa a trasformare la propria produzione in senso green, mentre il 25 per cento ritiene giusto aumentare le tasse ai green-refrattari.

Solo il 13 per cento del Paese è contro qualunque forma di ritorsione verso le imprese che non scelgono la sostenibilità produttiva. I dati portano alla luce un fenomeno interessante, che ha effetti significativi, soprattutto, per le imprese e la loro immagine.

Gli italiani non sono più disponibili a pagare la transizione ecologica del nostro sistema produttivo, ma ritengono sia compito delle imprese farsi carico del pianeta e del suo futuro, sostenendo i costi di tale mutamento, senza scaricarli sui consumatori finali.

La maggioranza dell’opinione pubblica sembra mandare un messaggio chiaro alle aziende e agli imprenditori: produrre in modo ecologico e sostenibile è compito delle imprese, è parte integrante del loro purpose, del loro scopo.

Chi non si adeguerà, potrebbe pagarne delle conseguenze (punito dallo Stato o, peggio, dal consumatore). Il messaggio indirizzato al mondo imprenditoriale, in questo torrido agosto, è chiaro e… con pochi margini di appello.

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