- L’urgenza e le emergenze possono comunque giustificare l’adozione di tutti gli atti necessari allo scopo (anche ricorrendo ai decreti-legge), finché non ci sarà un nuovo governo nella pienezza dei poteri.
- È evidente, però, che la forza politica di un governo dimissionario, anche se guidato da Draghi, condizionerà la fitta agenda delle cose che attendono il Paese, in Europa, sui mercati finanziari, sul piano economico-sociale e nella legge di bilancio da approvare entro l’anno.
- La gravità e l’irresponsabilità di una crisi al buio emergono nettamente al cospetto di alcune decisioni particolarmente rilevati, perché connotano la qualità di una democrazia.
Il finale era stato già scritto. Il “governo del paese senza aggettivi”, come lo aveva definito Mario Draghi nel suo discorso di insediamento, poteva reggersi alla sola condizione che tutti i partiti della sua larghissima maggioranza fossero disposti a sostenerlo senza defezioni e fino all’ultimo. Ogni minima variazione, in quella singolare “coalizione di opposti”, avrebbe fatto venire meno il “patto fondativo” e con esso il governo Draghi. Del resto, in questa legislatura erano state varat



