Di questi tempi ogni governo diventa gabinetto di guerra. Con questo criterio, tipicamente sovranista, la nostra premier è felice di sentirsi inamovibile e di incassare copertine glamour sulla stampa europea. Ma sul piano politico, con l’appiattimento su Netanyahu, guida un’Italia che rinuncia ad avere una voce
La parola politica è risuonata dieci, cento volte ieri mattina alle commissioni parlamentari Esteri riunite in urgenza per dibattere della guerra Israele-Iran. Ripetuta come un mantra dal ministro degli Esteri Antonio Tajani nella sua replica, per giustificare la sua gaffe sul mancato avviso dell’attacco israeliano. Snocciolata come un rosario di «ambizioni meschine, di millenarie paure, di inesauribili astuzie», avrebbe aggiunto Fabrizio De André. La politica che è morta sul piano internazional



